Quando non riesco a dormire è come se la notte afferrasse le mie palpebre per costringermi a tenere il mio sguardo sul punto più lontano del soffitto, dove nascondo quei pensieri che mi ricordano le ferite peggiori, molte delle quali non ancora cicatrizzate. Di solito in questi casi mi aggrappo a canzoni adatte all’atmosfera: probabilmente invece dovrei optare per qualcosa di più forte, potente, caotico e assordante. Per esempio, le segnalazioni di questa settimana potrebbero fare al caso mio. E chissà, magari anche al caso tuo.
Rev Rev Rev, Clutching the blade. Sebastian Lugli, chitarrista della band, aveva definito i brani nuovi “oscuri e misterici”. Effettivamente il primo ottimo estratto da Kykeon, il disco in uscita nel 2019, è proprio così. Anzi, di più: devastante. L’esordio dei Rev – attualmente in America al SXSW – in Fuzz Club non poteva essere migliore di così.
Nothing, Spirit of the stairs – B-sides & rarities. “This feeling doesn’t go away”, cantano i Nothing in Heavy water/ I’d rather be sleeping. Una delle canzoni più belle di Grouper diventa una cover perfetta sulla quale potrai fare sempre affidamento nei giorni difficili.
Weighdown, Songs of love & disappointment. C’è la voce emo che canta come se non avesse nulla da perdere. E c’è una musica che è uno shoegaze diluito tra indie rock e hardcore. Chi ha nostalgia di quelle canzoni racchiuse nel segmento fine anni Novanta-inizio Duemila dovrebbe dare un ascolto.
Mondaze, Healing dreams. Un misto di grunge e shoegaze, tra Pixies e Nothing, che in fondo sono due modi diversi di ottenere lo stesso risultato, ovvero incanalare la rabbia e alleviare la disillusione. Ancora forse un po’ acerbi, ma di buone prospettive.
Swimming Pool, April. Ottimo brano per gli spagnoli Swimming Pool. April è un singolo fatto come si deve, pur non concedendo nulla alla classica sequenza di strofe e ritornelli. Poche parole, molta sostanza. Davvero ben fatto.
We Melt Chocolate, Everjoy. Da Firenze, i We Melt Chocolate pubblicano il primo estratto dal loro album in uscita in primavera. Everjoy è un bel brano da una band che conosce la materia e sa come trattarla. C’è bisogno anche di loro nella piccola ma combattiva scena italogaze.
Low Fly, Low Fly. Dalla Thailandia, il gruppo shoegaze che probabilmente stavi attendendo. Uno dei brani più coinvolgenti che ti capiterà di ascoltare da un bel po’ di tempo a questa parte. Super.
Westkust, Westkust. Dalla Svezia arriva uno di quei dischi papabili per le classifiche di fine anno. Shoegaze, dream pop, indie rock: c’è praticamente tutto ciò che serve per innamorarsi subito dei Westkust.
Fourteen Nights At Sea, Artefacts. Altro brano notevolissimo, questa volta dall’Australia. Qui le coordinate sono lo shoegaze e il post rock, o per meglio dire: tutti quei suoni che sono necessari per raccontare la malinconia nel modo più profondo, straziante e sincero possibile.
Shady Bug, Lemon lime. Questi quattro ragazzi, che vengono da St. Louis, hanno la qualità rara di sorprendere: i brani alternano sfuriate brucianti e stop inquieti, tra noise pop e rock sbilenco. Loro definiscono la loro musica folkgaze, io direi sbrangpop: penso che renda bene l’idea. A dir poco bravi, insomma.