Lunedì shoegaze. La nostalgia, suonata bene

Fyouneral

Questa settimana Shoegaze Blog ti presenta quattro progetti molto diversi fra loro – si va dal delicatissimo al fortissimo – ma accomunati da un senso di nostalgia che è la principale moneta di scambio per chi si ritrova a proprio agio dentro i tormenti del punk della gente introversa. Premi play e unisciti a questa festa malinconica.

Fyouneral, Flower boy

Da San Diego, California, Fyouneral scurisce le trame e rallenta i ritmi: Flower boy, contenuto in It’s your fyouneral, è un folk tarato su umori slowcore, sensazioni dream pop e interferenze electro. Una vocalità rarefatta, sussurri persi nella notte, note preziosissime e dosate con cura perché niente va sprecato. Come dei Ruby Haunt vicini alla loro massima malinconia, Fyouneral ci invita a un funerale metaforico (si spera che lo sia, almeno) e la sua commozione non può che essere anche la nostra.

Night Rose, November love song

Della statunitense Night Rose non so praticamente nulla: vedo un viso e ascolto una canzone, stop. Tanto basta, però, dato che a parlare deve essere la musica e non un comunicato stampa. E la sua prima canzone, November love song, che farà parte di un ep in uscita durante l’estate, merita attenzione. È una traccia spiccatamente nostalgica, di quella nostalgia lieve, rarefatta, contagiosa, ballabile: è un synth pop con coriandoli dream attorno, un ritorno agli anni Ottanta ma con sensibilità contemporanea.

Mo Bedick, Cemetery caretaker

Il nome scelto da questa band olandese è un gioco di parole: si scrive Mo Bedick, si legge Moby Dick. Ammetto che non ho solo adorato il calembour, ma anche la canzone Cemetery caretake, contenuta nel disco Whirligig: è una traccia strana, non troppo convenzionale, con scatti in avanti improvvisi e frenate immediate, con strofe tra dream pop e psichedelia e irruzioni shoegaze ben carrozzate di distorsioni. A parte l’accelerazione poco dopo metà brano che sembra buttata un po’ lì, per il resto la canzone è ben scritta, ben suonata e molto azzeccata.

Poppy Wizard, Drowning

Dalla Germania, i Poppy Wizard si presentano con un singolo d’esordio dai suoni extra large e dall’arrangiamento che non ha mezze misure: potenziometri al massimo e zero sfumature. Drowning si inserisce perfettamente nel nuovo/vecchio filone shoegaze che mescola grunge, punk e dream pop, allineando introspezione e baccano in una maniera magari non originale ma comunque piuttosto efficace. Il brano, molto orecchiabile, ha anche un verso killer in pieno stile gen z: «Tears of joy, but still they’re tears».