«Non siamo mai riusciti a incendiare il mondo, ma siamo riusciti ad accendere il fiammifero», dirà Pete Fijalkowski.
Regno Unito
Quando siamo soli ci fai sentire ancora più soli. Meno male che ci sono DIIV, Medicine, Greet Death, Monochromatic Visions, Graywave.
Non è un compito facile, lo sappiamo bene.
Minaxi, Finlay Hatton, Inch: che l’estate cominci (a modo nostro).
È un disco che sanguina ancora oggi: ogni canzone è un colpo, ogni colpo una frattura, ogni frattura un abisso.
Richard Ashcroft prima di “Bittersweet symphony”.
Japanese Heart Software, Yndling, Mariuk: se non premi play sarà peggio per te.
Nemmeno Kevin Shields, consapevole della responsabilità storica che questo disco porta con sé, sembra essere ancora venuto a capo del sortilegio – o forse della maledizione – che da tre decenni continua a perseguitarlo.
Lunation Fall, Nightcrush, Suncharms, Virgins, Another Heaven: fai la tua scelta.
Il periodo dell’anno che ricuce il piano del reale e depenalizza l’introversione. Con Kraus, Pia Fraus, The Besnard Lakes, Soot Sprite, Softcult, Slow Crush, Un.Real, Basement Revolver, The Acharis, Barlow.
L’anti “Wonderwall”, se vogliamo.
Lore City, Of All Living Things, Jesse D’Kora e Cielo Oceano: senti che suono ha il risveglio dal torpore estivo.