Alla scoperta della scena shoegaze e dream pop asiatica

Yuragi

Da qualche tempo a questa parte, gli album più interessanti in ambito shoegaze e dreampop arrivano dall’Asia. C’è una ricerca sonora che si traduce in un’estetica ben definita, riconoscibile e trasversale, dalla Cina al Giappone, dall’Indonesia alla Thailandia. Tra i nomi che più mi hanno colpito in questi anni ci sono i Burrrn (Song without words l’avrò ascoltata un milione di volte o giù di lì) e il misterioso progetto Tokyo Shoegazer, praticamente introvabile in giro se non su YouTube (imperdibile l’album Crystallize), entrambi caratterizzati da quello che è il marchio di fabbrica dell’intero shoegaze asiatico: ovvero una serie di melodie crepuscolari moltiplicate per mille vortici, mille riverberi, mille tempeste e mille distorsioni. Lo shoegaze in Asia è davvero esaltante e forse rappresenta in questo momento l’ala massimalista della scena, quella che più di ogni altra spinge al massimo tutti gli elementi tradizionali del genere per mettere su “un linguaggio che usiamo per parlare di cose sentimentali”, come emerge dalla lettura di uno speciale pubblicato lo scorso anno dal Guardian. Oppure, per dirla a modo nostro, un modo particolarmente efficace di imbastire un punk per introversi. E allora dopo la carrellata spagnola, Shoegaze Blog si spinge ancora più lontano, selezionando alcune delle uscite discografiche asiatiche più interessanti degli ultimi tempi, escluse ovviamente quelle di cui questo sito si è già occupato (per esempio qui e qui).

Dal Giappone, gli Yuragi (揺らぎ) sono una delle migliori band al mondo in ambito shoegaze e post rock. Still dreaming still deafening è un disco impressionante. È come ascoltare Asobi Seksu che rifà a modo suo gli Explosions In The Sky. Il che vuol dire essenzialmente una cosa: che questi brani sono lo scudo migliore che porterai con te lungo la strada accidentata che ti condurrà all’inverno.

Dalla Cina, i Pocari Sweet (波卡利甜) con Gentle Moon hanno realizzato un piccolo capolavoro dream pop. Si tratta di un ep di quattro brani che scolpisce nell’aria una serie di melodie straordinariamente semplici e incredibilmente coinvolgenti. Se gli Slowdive nel 2018 ripartissero da zero, suonerebbero molto probabilmente come questa band.

Di nuovo in Giappone, questa volta con Otom, un musicista che in pieno stile bedroom music fa tutto da solo per creare il suo meraviglioso frastuono. Normalize è un brano che porta il suono utopico dei My Bloody Valentine in una dimensione più umana, ma altrettanto potente e misteriosa.

Questo disco in realtà è uscito un anno e mezzo fa, ma è probabilmente uno dei migliori esempi di shoegaze proveniente dalla Thailandia. Gli Hariguem Zaboy hanno realizzato un lavoro pazzesco per impatto e qualità: shoegaze brutale e senza sconti, in cui tutto è fuori misura e tutto è estremamente coinvolgente.

Dall’Indonesia, gli Intenna sono uno dei gruppi migliori della Gerpfast Record, etichetta ben nota tra gli appassionati shoegaze. L’ep non è recentissimo (risale ad agosto 2017), però queste canzoni struggenti sono di quelle che ascolti una volta e ti restano subito addosso. E non vuoi che vadano più via.

Chi volesse approfondire, può scaricare questa bellissima compilation pubblicata pochi mesi fa dal sito brasiliano The Blog That Celebrates Itself, con le canzoni di alcuni dei gruppi più interessanti della scena asiatica, tra cui gli ottimi Plant Cell. TBTCI dives into asian sounds è un ascolto praticamente obbligato.