Lunedì shoegaze. Il gruppo meno Seo dell’universo

Questa settimana non c’è spazio per mezze misure: si schitarra come si deve, si alza il volume fino a superare la barriera del suono, si buttano via i tappi per le orecchie. Ecco quattro suggerimenti che sicuramente finiranno per dare una direzione diversa – e migliore – alla settimana appena iniziata. D’altronde, se Google e Instagram non vengono in aiuto, ci pensa come sempre il tuo amichevole Shoegaze Blog di quartiere.

Sweet homé, Advice

Su Bandcamp il nome è Sweet home, su Tidal è Sweet homé (sì, con l’accento sulla “e”), su Facebook ci sono milioni di account con lo stesso nome e nessuno che rimandi direttamente a loro (su Instagram però il profilo c’è: sweethome_nc) e su Google nemmeno mi metto a cercare, figuriamoci. Tutto ciò per dire che di questo progetto statunitense di shoegaze martellante, pop eclettico, indie rock melodico non so assolutamente nulla e nemmeno chi ci suona ha tanta voglia di farsi trovare, grazie a un nome che meno seo di così non si può: c’è a malapena un’email per il booking, tanto per la cronaca. Se qualcuno li sente, li avverta che Shoegaze Blog metterà questo disco nella top 20 dell’anno. In una posizione molto alta, probabilmente.

Devilish Dear, Army of nothing

Nelle note di presentazione del nuovo disco, che arriva a cinque anni dal precedente These sunny days, i Devilish Dear sembrano scusarsi dell’attesa attraverso un lungo elenco di band e artisti che hanno fatto passare molto più tempo di loro tra un’uscita e l’altra. Restando nel mondo shoegaze c’è come sappiamo chi ha fatto peggio quindi tranquilli, cari shoegazer dal Brasile. Il tempo trascorso è stato ben sfruttato per un album solido, rigoroso e coerente con i dettami shoegaze, ma anche dotato di ottime dosi di follia psichedelica che portano un gran godimento.

Dkandle, Mondano

Il suono monolitico del disco di Dkandle ha radici evidenti: da Jesu a Kraus, dai Nothing ai Whirr, insomma tutta quella massa densissima di grunge-gaze – watt senza compromessi e humbucker sotto steroidi – che ultimamente sta dettando la linea nella nicchia dello shoegaze internazionale. Il brasiliano (ma attualmente di base a Firenze) Denis Kandle ha le idee ben chiare e un suono fatto della stessa sostanza delle nostre case, ovvero metallo & cattivi pensieri.

Kodaclips, Glances

Il nome nuovo in ambito italogaze è quello dei Kodaclips, che hanno tirato fuori un album francamente bellissimo. La prima canzone in scaletta, Temporary 7, è una tempesta dream pop, un tasso di emotività altissimo e una padronanza assoluta di scrittura, produzione, impatto. Pacific, che viene subito dopo, tira fuori un’epica ancora più forte, con fratture shoegaze totali in stile Ride (altezza Dream burns down, giusto per intenderci). I Kodaclips sono il classico gruppo che dopo che li ascolto mi fanno venire voglia di riprendere in mano la mia Jazzmaster. La chicca del titolo, citazione di Don, Aman degli Slint, piace eccome.