Se sei ancora con l’umore basso per la fine della storia dei Chromatics, oppure se senti terribilmente la mancanza degli M83 tarati sullo shoegaze, ecco, proverai un gran sollievo ad ascoltare In the gloaming, il nuovo singolo di Trentemøller, nonché uno dei suoi brani migliori in assoluto. Lui è sempre stato un gran maestro di quello che chiamo elettronica umanista, un suono che è una sintesi di almeno trenta o quarant’anni di musica indipendente e che mette sullo stesso piano i Low e Apparat, gli Slowdive e David Lynch. Negli anni, la fascinazione di Trentemøller per lo shoegaze è diventata qualcosa di più di una sfumatura di arpeggio o di un riverbero insistito: è grammatica sonora rielaborata e ridefinita, come un linguaggio in evoluzione che non prevede (solo) verbi coniugati al passato. Non c’è infatti un tempo esatto per In the gloaming: è un synth pop notturno e metropolitano in bilico tra anni Ottanta e Ventunesimo secolo, con la voce dreamy di Lisbet Fritze che non solo smussa gli spigoli, ma dona profondità e aggiunge mistero a una canzone bellissima. Se queste sono le premesse, l’album Memoria, in uscita l’11 febbraio 2022, potrebbe essere un classico istantaneo.
Trentemøller, “In the gloaming”. Ancora meglio
