Come quando ti lasci cadere all’indietro: dieci anni fa usciva “Cold”, il disco d’esordio dei Be Forest

L’11 marzo 2011 – dieci anni fa esatti – i Be Forest pubblicano il loro disco d’esordio, Cold, che diventa immediatamente un bellissimo shock per la musica italiana internazionale. Una copertina che è una promessa di mistero e oscurità, tipo un horror lento che non racconta la paura perché preferisce l’inquietudine, e un nome che indica la direzione ma non la destinazione. Scorgi subito il riferimento ai Cure dei primi Ottanta – quelli che trasformavano il loro disagio esistenziale in un post punk freddo, nero, senza scampo – però non riesci a sciogliere l’enigma di queste sonorità cupe che in un certo senso sono destinate a fare gara a parte. I Be Forest tirano fuori canzoni che di fatto sono prive di appigli concreti. Le influenze ci sono, ma vengono amalgamate e trasformate attraverso quell’ingrediente segreto che fa grandi le grandi band: la personalità. È pazzesco pensare che questi ragazzi giovanissimi – vent’anni o poco meno – sappiano esattamente quello che vogliono ottenere dai loro strumenti, i più basilari di tutti e, quindi, quelli che servono davvero: basso, chitarra e batteria in piedi, quest’ultima super efficace grazie a uno stile percussivo tribale e contundente. I Be Forest fanno una musica talmente carica di riverberi «che ti sembra di cadere indietro», per citare un commento perfetto – apparso sotto una recensione di Rockit – che probabilmente è la migliore definizione possibile della loro attitudine e del loro suono liquido, anzi mercuriale: ovvero fluido, imprendibile, dunque affascinante. E Cold è un album unico, come la band che l’ha ideato.