C’è un po’ di musica bella da recuperare questa settimana: un’ottima compagnia che aspetta solo di entrare nelle tue stanze. Shoegaze Blog ti consiglia di metterti comodo e premere play. Lasciati andare alle diverse emozioni.
Fritz, Pastel. La giovanissima artista australiana Fraser Marshall di certo sa cos’è lo shoegaze, seppur contaminandolo con una buona dose di surf-pop e noise pop. Luminoso, granuloso e dirompente: tutte qualità che fanno di questo album e della sua autrice un’ottima scoperta. Brani preferiti: Sweetie, Arrow e Jan 1.
Ski Saigon, Sees the albatross. Dalla Francia una band dai toni caldi e rilassati. Iran Tourist dream colpisce per l’ecletticità di suoni un po’ malinconici e un po’ spensierati che si fondono e sfumano nella quasi cupa canzone intitolata (thinks about missed opportunities). Un album di esplorazione e sperimentazione che incuriosisce e conforta allo stesso tempo.
Bathe Alone, Last Looks. La georgiana Bailey Crone ha una voce che parla a tutti, così come la sua musica, con un’aura potente che guida in un viaggio sperimentale e mentale tra emozioni inesplorate. Nel mio itinerario giungo al deserto del film di Antonioni, proprio nell’attimo prima che tutto esploda in uno spettacolo in slow motion.
Trauma Ray, Trauma Ray. Struggimento è la parola chiave per andare subito al cuore di questa band texana. Lo shoegaze è per loro un veicolo di narrazione che ben stratifica le sfumature del vivere contemporaneo che è confuso, pesante e faticoso.
Butterjunk, Normalised. Il debut EP di questa band britannica è un misto di malinconia e coinvolgimento emotivo dream pop. Little Alien è di sicuro una traccia da mettere in loop, così come Melter. Se chiudo gli occhi riesco a immaginare di essere in un locale underground, ferma e a occhi chiusi, lasciandomi travolgere dai brividi di una musica totale.
Flyying Colours, Fantasy country. L’atteso nuovo album degli australiani Flyying Colours è colore sonoro. A volumi alti, le melodie cariche di dinamismo pop si fondono con i giusti rumori shoegaze e con un pizzico di psichedelia.
Citrus Clouds, Collider. Adatto a chi cerca un po’ di psichedelia tra le nuvole di oggi, a chi trova piacere nell’incantarsi sui dettagli che gli scorrono davanti durante la giornata e a chi trova sempre conforto nei suoni giusti.
Meena, Cant’ see. Dal Regno Unito, una band di cui avevamo già parlato per l’oscurità dei suoni, particolarità che ora si stempera in un EP quasi meditativo e ipnotico. Da non perdere Dying, per i synth dark e e riff tessuti su un ricamo di suoni densi.
Lacosa, Je sus. Evocativo, cinematico e d’altri tempi, il primo singolo della band italiana Lacosa viaggia e si espande durante la sua durata, stimolando la nostra interiorità. Il video di Michelle Pan segue lo stile lo-fi e surreale del brano.
Desert Kosmo, La torre (XVI). Da Roma un brano in italiano che si situa nella tradizione shoegaze e stoner. Un ibrido interessante se si considera l’approccio di molte band della scena a sfuggire la lingua italiana. Questo è il secondo singolo tratto dall’EP di debutto LXVIII, concept album ispirato al mondo dei tarocchi.