I sogni bruciano ancora: ode al capolavoro dei Ride “Nowhere”

Ride Poi quell'onda arriva

Il senso di un disco, e molto spesso di una carriera intera, spesso si può scorgere in un episodio ben preciso, in un attimo di rottura, in un istante di verità. Nel caso dei Ride e del loro capolavoro Nowhere, uscito esattamente 30 anni fa (era il 15 ottobre 1990), il click scatta nell’esatto momento in cui irrompe la batteria solenne che annuncia Dreams burn down e che dà il via alla rivoluzione irrisolta degli anni Novanta, lo shoegaze. Un suono che viene raccontato con un’etichetta sciocca – come se fosse poco meno di uno scherzo – e che faticherà per due decenni a trovare un proprio posto e una propria ragione d’essere. D’altronde in quel periodo la discografia britannica, da sempre guidata da istinti cannibali e con sin troppo pelo sullo stomaco, ha come chiodo fisso la conquista del mondo, non importa come. E i Ride non solo non conquisteranno il mondo, ma verranno smembrati, fagocitati e infine assimilati al nascente brit pop. Prima di tutto questo, però, c’è Dreams burn down, che col suo nichilismo dolce ma irremovibile ti racconta che cosa vuol dire avere vent’anni nel decennio dei Novanta, giusto un istante prima che il grunge alzasse la voce, ribaltasse il banco e sdoganasse la disperazione come merce economicamente appetibile (ma, si vedrà presto, emotivamente insostenibile). La psichedelia dream pop del brano dei Ride è una riformulazione estrema e senza pari della classica alternanza tra pianissimo e fortissimo: le distorsioni irrompono senza preavviso e fanno saltare in aria il brano con una sfuriata chitarristica che sembra rumore bianco. E poi quell’intro di batteria è l’esatta definizione di un’epica sonora non autoreferenziale, lontana dalla lezione pop di quegli anni. Ecco: è proprio quella batteria l’istante decisivo di Nowhere, che ti dice immediatamente che è arrivata una band fuori dal comune, capace di spostare il corso degli eventi, anche se all’epoca nessuno se ne rende davvero conto (succederà in seguito). Buon compleanno, dunque, Dreams burn down. Buon compleanno Nowhere. Buon compleanno Ride, maestri assoluti di questo suono immenso.