Ride, “Interplay”. Shoegazer, chi siamo noi?

Cari shoegazer ma noi… chi siamo? Eravamo quelli che con i Ride di Nowhere (1990) e Going blank again (1992) abbiamo scoperto l’ingenua attitudine ed emulsione di intenti di una musica per dissociati innocenti, amata e capita da pochi e dannatamente fuori da tutto, lo shoegaze. Con Carnival of light (1994) e Tarantula (1996) abbiamo capito che i Ride hanno mosso qualcosa nella storia della musica e anche dentro di noi, ma sono sovrastati dal brit pop e si sono lasciati confondere e travolgere. La corale armonia dei leader Andy Bell e Mark Gardener e lo psicotico sound del gruppo si dissocia, avendo sperimentato linguaggi diversi e confusi, seppur obiettivamente facenti parte del bello.

Il bagaglio

I Ride nel tempo hanno viaggiato da soli, ma poi hanno capito che era il caso di tornare a costruire qualcosa insieme perché il bagaglio è diventato troppo pieno da portare con una mano sola e in questo disco, Interplay, viene svuotato tutto il suo contenuto. Dentro questo nuovo album c’è quello che non sapevamo di loro, ma che immaginavamo. Il power-pop di Peace sign, il synth-pop di Last frontier, tanto space-rock camminando con il Gesù degli Spacemen 3 e psycho floyd rock di Last night I went somewhere to dream, la gothic-wave di I came to see the wreck, la ipnotica e desertica Essaouira insieme al viaggio di Midnight rider, una bella Light in a quiet room, titolo che rappresenta benissimo la devastante esplosione di suoni di questo pezzo scisso in due parti. E poi suoni proventi da anni 70-80-90, come se fossimo insieme da tutta una vita. Un disco pienissimo degli stessi colori della copertina che ricorda tra l’altro quella dei loro concittadini Radiohead con l’indelebile In rainbows.

Talmente lucidi che quasi accecano

I Ride sono entusiasti del loro Interplay e in effetti sono grandi e sensibili musicisti, sicuri di quello che tengono in mano, sono talmente lucidi che quasi accecano. Potrebbero risultare incoerenti certo, ma la musica è fatta di messaggi differenti. La nostra amata band vive ancora di una magia che mai entrerà nel mondo di TikTok e altre mode social perché l’industria musicale è cambiata, come anche la loro di musica, ma i quattro ex ragazzi di Oxford non sono cambiati per nulla, restano impregnati di eternità e della nostra devozione. Chi siamo? Non lo sappiamo, di sicuro il passato non esiste più.