“Se si parla di Kurt Cobain, lui è sempre stato considerato uno di quelli che sanno ciò che vogliono. Noi invece siamo quelli con i quali ‘è difficile’ lavorare”, ha raccontato qualche tempo fa Daniel Chavis, cantante e chitarrista di una delle band più incredibili che esistano, i Veldt. Incredibile per davvero: se non hai mai provato ad ascoltare contemporaneamente i Cocteau Twins e Marvin Gaye – c’è qualcuno che l’ha mai fatto? – allora dovresti proprio sentire che cosa ha da raccontare questa band americana. Thanks to the Moth and Areanna Rose è un disco dream pop per certi versi inconcepibile. Nel senso che lo stile inedito e sorprendente dei Veldt raggiunge un nuovo equilibrio, una rinnovata consapevolezza, una raggiunta perfezione. Black and blue è Motown con i riverberi, è Inner city blues con un suono da mille effetti messi insieme, è psichedelia in formato soul. Fit to be tied è r’n’b declinato 4AD: un intreccio di storie diverse, una sintesi che arricchisce. Vuol dire essere credibili prima ancora che sorprendenti, vuol dire essere sorprendenti prima ancora che convincenti. E convincenti lo sono per davvero, come sanno esserlo soltanto quegli artisti considerati outsider solo dai lenti di cuore e dai pigri in ascolto. A garantire per questo nuovo lavoro dei Veldt ci sono sua dreampoppitudine Robin Guthrie, A. R. Kane, Jason Furlow e Carlos Bess della cricca Wu Tang. Ed è, come dire, la rappresentazione concreta di una realtà che purtroppo ci sfugge sempre, a ogni livello: sono molte di più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono.
The Veldt, “Thanks to the Moth and Areanna Rose”
