La rimpatriata intanto non sembra ingranare. C’è un imbarazzo palpabile tra gente che un tempo si conosceva benissimo e che stasera invece si riconosce a malapena. Samuele, che da ragazzo è stato il classico bastardo che fa morire dalle risate tutti quelli che non vengono presi di mira da lui, oggi sembra la versione invecchiata di una delle sue vittime a scuola: ha gli occhi rossi e lo sguardo nero, srotola una lingua lunga mille parole con chiunque gli rivolga un cenno e si muove a scatti come se avesse un cuore che batte in cinque quarti. Alzo gli occhi dalla mia weiss proprio quando lui abbassa lo sguardo verso di me. Mi ha fregato. Prima che io dica ciao, mi racconta con voce baritonale che il suo fidanzato, Michele, l’ha scaricato per un altro uomo. Ha il tono di chi cerca qualcuno che gli suggerisca altri insulti da lanciare al suo ormai ex, così mi mostra una foto di Michele con il suo nuovo compagno. Non so bene che cosa dire: lui ripete stronzo due o tre volte indicando prima lui e poi quell’altro, come se volesse rimarcare un rancore privo di originalità e soprattutto privo di stile. Io invece in quella foto vedo due uomini che sorridono. Michele ha lo sguardo sereno, la barba gli dà un aspetto tranquillizzante che ammorbidisce le guance scavate. Rimango qualche secondo a fissare quell’immagine: c’è un’armonia che va oltre i sentimenti, come se gli occhi spalancati di queste due persone guardassero per la prima volta le infinite possibilità dell’universo. “Ora che ci penso”, dice Samuele, ed è un inciso breve e significativo, come una verità che sfugge sottovoce e spiega tutto con poco, “una foto così io e lui non l’abbiamo mai avuta”.
Tu sei la memoria di un’eco
Ripenso a Samuele e alla sua storia mentre ascolto Eco dei Cristallo. “Tu sei la memoria di un’eco”. Qual è la percezione che abbiamo del nostro vissuto? È un ricordo che più si allontana e più diventa sottile, rarefatto, diverso. Sono immagini che riscrivono i fatti cercando dettagli nuovi che quasi mai sono veri, al massimo verosimili. Francesca Pizzo e Angelo Casarubbia (già musicisti pregevoli come Melampus) diventano dunque Cristallo e calano il loro suono in una nuova oscurità, più spettrale e allo stesso tempo più densa. Un brano come Primavera è come capovolgere uno stereotipo per raccontare se stessi, post punk al rallentatore e vuoti d’aria tutto intorno. Come pioggia è dark wave che va al punto con un’efficace eleganza. L’utilizzo della lingua italiana rafforza quella sfumatura di malinconia che arriva diretta e senza filtri, restando però misteriosa e seducente. La musica dei Cristallo brilla nella notte ed è una stella piccola che illumina gli sguardi e anche – e soprattutto – un pezzo di anima.