Una cover di un classico degli Smashing Pumpkins è la canzone più bella dell’anno (finora)

Avevo ascoltato le canzoni di Adore in un’anteprima live degli Smashing Pumpkins a Genova, trasmessa da Rai Radio 2 nel maggio del ’98: per sostituire Jimmy Chamberlin erano stati ingaggiati un batterista notevole – Kenny Aronoff – e due percussionisti con un miliardo di tamburi schierati sul palco. Ritmicamente, insomma, un sisma di sesto grado della scala Mercalli. Anche il resto non scherzava: molti assoli, molta melodia, molta seduzione pop, molta ambizione prog. Un Billy Corgan formato grandeur, abbastanza in linea con quello che si era sentito in certi episodi dilatati di Mellon Collie, a partire da Porcelina. Il problema è che il disco, invece, scalava di almeno tre o quattro marce rispetto al live: drum machine rachitiche e monotone, chitarre acustiche, parecchi sintetizzatori, un sacco di oscurità. Non era musica da stadio, ma da passeggiate notturne in terre straniere, senza la certezza di una destinazione conosciuta: in questi casi chi si prende bene si lascia guidare dall’istinto e afferra le vibrazioni giuste, chi cerca soltanto ciò che è familiare finisce per sbattere la testa sulle proprie frustrazioni. Tra le tracce di quell’album ce n’era una che fu scelta come secondo singolo ma che non ebbe mai particolare successo, forse per via di una piattaforma emozionale condivisa con 1979, di cui è di fatto una sorta di sequel, come dimostrano i due video strettamente correlati. Quella traccia era Perfect, che lo stesso Corgan ha ignorato nella scaletta del suo splendido concerto amarcord di Bologna di qualche anno fa. Proprio di recente, i Wednesday hanno realizzato assieme a MJ Lenderman un’intensa versione di Perfect (contenuta nell’album Mowing the leaves instead of piling ‘em up), uno shoegaze/indie rock nostalgico ed energico, voci dolenti e chitarre distorte suonate con una vanga al posto del plettro, una fragorosa ninna nanna che non ti fa dormire ma che ti fa sognare. A quanto pare, la canzone più bella dell’anno (finora) è una cover. Bravi.