Lunedì shoegaze. Un punk per gente introversa

La copertina del disco del coreano 파란노을 (Parannoul)

L’ultima volta che ho suonato in un locale è stato il 31 gennaio del 2020, a Milano. Potrei ripercorrere metro dopo metro e attimo dopo attimo tutta la sequenza degli avvenimenti di quella notte: le prove, la cena, le esibizioni, le amicizie, i sorrisi, il dj set, il baccano, le chiacchierate, l’allegria. È difficile da spiegare evitando la retorica, ma un live è il modo migliore che abbiamo di raccontarci senza nascondere niente. Molto spesso la parola concerto è solo un’altra maniera per dire casa.

파란노을 (Parannoul), To see the next part of the dream

Questo disco è nato come un segreto ben custodito e si è trasformato rapidamente in un classico istantaneo shoegaze, status raggiunto dopo la recensione di Pitchfork (un rotondo 8.0: mica male). Chiunque si celi dietro l’alias Parannoul ha detto che il suo obiettivo era quello di lasciare una traccia di sé, ma probabilmente non si aspettava davvero un simile riscontro. A giudicare dalle note pubblicate su Bandcamp, all’artista interessa raccontare i propri demoni, ovvero «delusione, inferiorità, passato, non adattamento, evasione, fantasia e disillusione, lotta, esistenza ordinaria, letargia e suicidio». Un punk per gente introversa che Parannoul eleva al quadrato o al cubo per poter intercettare i sentimenti di chi ha tra i 14 e i 99 anni e trova maggior conforto nel rimpianto piuttosto che nella gioia. I brani musicalmente sono ok, soprattutto per questo approccio zero compromessi: un suono denso e a bassa fedeltà, perennemente distorto, profondamente emozionale, anche se a tratti un po’ acerbo e ripetitivo. La durata dell’album è forse eccessiva per il tipo di canzoni, che funzionerebbero meglio in una situazione in your face da tre o quattro minuti al massimo: il rischio infatti è che l’emozione alla lunga ceda il passo al tasto skip. Ma il talento c’è eccome.

Submotile, Sonic day codas

Non so perché, ma è meno facile di quanto sembri scovare gruppi shoegaze che suonino dritti e feroci il giusto senza dare l’impressione di essere dei tristi punk rocker che non ce l’hanno fatta. Gli italoirlandesi Submotile invece non solo regalano sganassoni distorti ben assestati, ma riescono pure a calibrare il colpo e a confezionare una psichedelia sonica in perfetto equilibrio tra impatto e dinamica. Sonic day codas è un album di furia spesso fuori scala e di epica malinconica ben rappresentata: fammeli vedere dal vivo – quando si potrà – e nessuno si farà male.

His Electro Blue Voice, Body crash/ Sempre delusione

Ossessione ritmica motorik che ti manda in sbattimento mistico già dopo pochi secondi, sample vocali che sembrano venire dai rave primi anni Novanta, elettronica fratturata e ricomposta che va dritta verso uno scenario vagamente Air ma con più cazzimma funk-psych e meno leccatine easy pop. His Electro Blue Voice può essere piuma o può essere ferro: in ogni caso ti spacca in due.