Ho bisogno di una canzone diversa: un racconto shoegaze

Opera di Federica Scandolo

Alcuni pensieri entrano di soppiatto dalla porta sul retro e te li trovi scorrazzare nella mente senza nemmeno accorgertene; mettono tutto in disordine e fanno vacillare tutte quelle importanti certezze che avevi racchiuso con cura in vasi preziosi. Non posso fare altro che sedermi comoda ad affrontare la situazione con questa canzone dei Bethany Curve: Vanish (Skies a crossed sky, 1996). Svanire, scomparire o forse dormire; vorresti solo fare questo in queste occasioni, per non sentire tutte quelle voci confuse nei corridoi della mente.

Un gatto guarda distratto il traffico dalla finestra del quarto piano e io con lui. Ora che i sabati hanno un gusto insipido e sembrano più tristi della domenica, mi rendo sempre più conto di quanto stiamo vivendo sfasati in questa nuova dimensione pandemica. E neppure tanto nuova, visto che è già passato un anno dal primo lockdown totale. Ho bisogno di una canzone diversa, un respiro profondo, una pausa riflessiva come quella che regala I realized that I’m not so dumb dei Gluts, interludio introspettivo all’interno del loro secondo album Estasi (2016).

Collage / Federica Scandolo

Il cielo è grigio e ci adattiamo al tempo che passa. Sento freddo, e so che sono già passati 10 anni dall’uscita di Cold (2011), l’esordio a tinte fredde dei Be Forest, un vero scrigno di emozioni che la fluidità del tempo mantiene congelato nel cuore. I tuoi spettri, Your specters, li senti muovere nello stomaco quando ti accorgi che le lancette dell’orologio fanno un rumore insostenibile dentro di te. 

Ma forse non è il caso di voltare le spalle alla confusione, guardare altrove non risolverà la situazione. Sono sempre più convinta che questo periodo storico stia stanando quell’angoscia rivelatrice che incolla la realtà al bisogno di evadere. Un qualcosa di sottofondo, l’ombra del dubbio che avvolge i sogni fino alla parte finale di Smoke of dreams (Rock n roll consciousness, 2017), con cui Thurston Moore riesce a risollevare l’umore. Però ehi, è proprio riuscire a provare qualcosa a renderci forti: la profondità dei nostri pensieri, legata ai sentimenti, crea ogni cosa. Abbiamo tutto dentro, dobbiamo solo avere il coraggio di cercare. E c’è da dire che I wanna be adored, nella versione dei nordici Raveonettes (2013) mantiene inalterato tutto l’originale splendore esistenziale.