Nel quartier generale di Shoegaze Blog – il soggiorno di casa mia – c’è un elenco lungo così di dischi da ascoltare che ogni settimana cresce, cresce, cresce. Il che è un bene: vuol dire che l’incertezza che sta stringendo lo stomaco dell’intero settore non ferma le band di qualità. Oggi più che mai, però, bisogna dare una mano a questi progetti che con pochi soldi e un mucchio di idee contribuiscono a rendere la musica moderna un po’ meno banale, un po’ meno superficiale, un po’ meno inutile, giorno dopo giorno. Scegli dunque la proposta che ti piace di più tra quelle di questa settimana e supportala: il momento di agire è adesso.
Laveda, What happens after. Uno dei titoli dell’anno lo trovi qui e se ti fidi un po’ di questo piccolo sito di musica introversa premi subito play e fai l’elenco delle cose che trovi dentro. Il super singolo shoegaze? ✔️ Le melodie pop che ti schiantano il cuore? ✔️ Ridatemi allora i miei vent’anni, con tutti i miei tormenti, i miei casini, le mie vittorie, le mie sconfitte: ho qui le canzoni giuste da far ascoltare al mio me stesso più giovane, incosciente e senza sonno.
Hyla, Deserve. Ho letto di recente un articolo che faceva il punto sui tormentoni pop di quest’estate insolita e tutt’altro che spensierata. Sinceramente mi sento più in sintonia con gli australiani Hyla e il loro post punk malinconico travestito da shoegaze arrembante.
XTR Human, Interior. Parlando di post punk, synth pop e musica collaterale, i tedeschi XTR Human fanno quello che non fa più un gruppo come gli Editors: flirtare con l’oscurità.
Amsay, Timoshenko. Questi ragazzi di Glasgow a quanto pare vengono definiti come degli Have a Nice Life ma più romantici. Io aggiungerei una certa indolenza Beach House e si trova così la quadra.
True Sleeper & Quaint Ash, Lighthouse Mind. Shoegaze Blog da sempre è al fianco di True Sleeper e della sua vocalità pazzesca e dream pop, perché è tra i migliori songwriter europei nel suo ambito (file under: musica emozionante). Questo brano nato in quarantena e realizzato con Quaint Ash non fa che confermare tutto quanto. E noi qui a volerne di più.
Sunspire, Euphoria. I suoni di chitarra di questo bel disco sembrano dissolversi nel tempo di un sospiro e mi ricordano un po’ certi brani dei Cocteau Twins, per via di sonorità che scivolano nell’aria, rendendola in qualche modo più fresca, più limpida, più pura.
Jody Glenham, The sound. Ho sognato che ballavamo attaccati come mai prima d’ora, quasi aggrappati l’uno con l’altra, in mezzo al niente cosmico di una notte qualunque di luglio, in una Milano ancora frastornata dai postumi non ancora superati del lockdown. La canzone in sottofondo era questa. Il resto era magia.
Youth, Fly. La canzone che dà il titolo a questo nuovo album dello statunitense Youth è un concentrato di rumorismo pop in purezza – orientamento Loveless – ma con una gentilezza di fondo che sposta gli equilibri più sul fronte dell’armonia che della decostruzione sonica.
Alter, Tempest. Milano torna a battere un colpo sul fronte del dream pop: questo brano di Alter rappresenta un buon antipasto di raffinatezza e tensione sonora, un singolo che gira bene e che pone un primo punto per suscitare la giusta curiosità.
The Bilinda Butchers, Night and blur. Senza troppi giri di parole: dream pop da dancefloor, molto anni Novanta. Bishop weed per esempio resuscita in un colpo solo jungle e idm per poi sfociare senza soluzione di continuità nel synth pop targato Duemila di See ya. Oppure Lights out, ritmicamente un quattro quarti con qualche vago accenno 2-step, potenziato da una vocalità pop morbida e da una chitarra che dà equilibrio e trasversalità al tutto.