Lunedì dream pop. Tutto il riverbero di cui hai bisogno

Mint Julep

La signora che abita al piano di sopra mi guarda e fa: “Ah, quindi siete già qui! Benvenuti”.  Mi regala un sorriso che ricambio volentieri. Sono lì che osservo il viavai del mondo dal balcone di casa, respirando l’aria tiepida di uno dei cosiddetti giorni della merla. Dovrebbe fare freddissimo, invece Milano ormai ha deciso di indossare un abito primaverile: il sole scalda i tetti dei palazzi di Famagosta e sembra risaltare gli strati di inquinamento incollati alle auto di passaggio. Eppure da quassù sembra tutto bellissimo: vedo gente che sorride, vedo persone che si parlano, vedo amici che si salutano. Il mondo non è ancora un posto morto per un’umanità gelida.

Torna dopo una lunga pausa la classica rubrica del lunedì di Shoegaze Blog: se ti piacciono i riverberi e i sospironi qui c’è roba che fa al caso tuo.

Mint Julep, Stray fantasies. Ho sempre sognato di visitare Portland: mi dà l’impressione di essere un luogo creativo e stimolante per gente che non ha tempo da perdere con la brutta arte spacciata per zeitgeist. Ecco, potrei chiedere ai Mint Julep di invitarmi nella loro città, scoprire qualcosa di più di un posto che da qui mi sembra bellissimo. La colonna sonora non può che essere l’ottimo synth pop di Stray fantasies.

Vivienne Eastwood, Home movies. È più o meno da quando ho scoperto Lesser matters dei Radio Dept. (anno 2004, grazie a una provvidenziale ristampa per il mercato europeo) che attendo di sentire quella stessa adesione totale a un suono così struggente, sfocato eppure cristallino, un suono che ti permette quasi di vedere ogni singolo batticuore di chi canta: quando si dice una musica sincera. Come quella di questa band americana.

Death Of Heather, In me. Dalla Thailandia, i Death Of Heather – che questo sito tiene d’occhio da tempo – tornano con un singolo che conferma una volta di più la magnifica attidudine dream pop, in cui tutto quanto è splendore, melodia, bellezza. Bravissimi.

Vyva Melinkolya, Violet. Questo nuovo lavoro di Vyva Melinkolya è il migliore della sua discografia: struggente come un ricordo che ritorna sempre quando ti senti più vulnerabile. Riverberi, malinconia, delay: siamo dalle parti dei primi Slowdive e tutto suona molto bene.