Venerdì dream pop (e dintorni). Una musica che infranga la notte

Heaven Or Las Vegas

Ieri ho sognato di essere a scuola, in una classe tipo patchwork in cui ci sono frammenti di asilo, elementari, liceo e perfino università. Io stesso sono quattro volte me stesso: ho i capelli a caschetto da figlio segreto di Nino D’Angelo (1988), ho il grembiule bianco con il fiocco arancione – che nelle gerarchie dell’asilo significava che le prendevo da tutti (1985), ho il torace secco e invertebrato da ape operaia (1998) e la panza larga aromatizzata alla birra (2004). A un certo punto arriva il professore di una materia strana e incomprensibile (qualcosa tipo matematica latina oppure filosofia dell’educazione fisica), si siede, mi fissa e dice: “Intanto prendi un 4”. Poi mi sveglio, ricomposto nella mia versione 2019, e mi viene in mente che per fortuna è venerdì, che per fortuna stasera farò tardi, che per fortuna domani non devo andare a scuola.

Mentre ci avviciniamo a grandi passi verso la top 20 shoegaze del 2019, andiamo a segnalare alcune uscite che faresti meglio a non perdere. Per il Black Friday c’è tempo.

Heaven Or Las Vegas, Loggia nera. Il contagio da name grabbing non ha colpito soltanto chi fa it-pop, ma qualsiasi musicista nato tra il 1981 e il 2017, tra cui il sottoscritto: quindi la mia è un’autodenuncia. Sta però cominciando a essere fastidiosa questa storia di citare esplicitamente gruppi, canzoni, film e libri, sperando di intercettare il giusto esistenzialismo virale che dia un tono posticcio alla propria proposta musicale. Ovviamente il discorso non vale per gli Heaven Or Las Vegas: è vero che citano Cocteau Twins e Twin Peaks come se fossero due grandi novità, ma loro sono bravissimi – lo dimostra il super singolo dream pop Loggia nera – e possono fare quello che vogliono. Siamo infatti di fronte a un possibile big bang pronto a squarciare la musica italiana. Ascoltateli bene, prendeteli a cuore, tenetevi pronti.

Anthropic Collapse, Prisoner I. Fanno base a Berlino ma sono italiani gli Anthropic Collapse, un progetto che definire dark è riduttivo, anzi fuorviante: la loro musica semmai è nero assoluto, un martello post punk che picchia forte, senza fare prigionieri.

Subzero Fun, SF2. All’inizio i parigini Subzero Fun danno l’impressione di essere un po’ didascalici: fanno il loro compitino piuttosto bene, ma a un certo punto di chiedi “E quindi?”. Questo finché non parte la bombetta di Space drone 2: ovvero, ottimo groove applicato alla psichedelia.

L’Ultima Ora, Gerani. Il progetto L’Ultima Ora si divide tra Glasgow e Sassari ed è probabilmente una delle robe più particolari che si sono sentite quest’anno. Cantautorato, dream, riverberi e piccole follie, un caos tutt’altro che calmo, pop italiano centrifugato e steso al sole pallido di Scozia. Non riesco a trovare le parole giuste per descrivere questo pezzo che mi sta facendo andare fuori giri le sinapsi. Però che bella roba.

3+Dead, 3+Dead. Se il post punk viene spesso interpretato come uno stereotipo di riverberi in automatico e chitarrine timidine, per fortuna c’è chi trova il modo di rinnovare la magia senza accontentarsi degli arrangiamenti giusti. Come i 3+Dead, che tirano fuori un lavoro da ascoltare quando serve un suono che infranga la notte e porti con sé qualche scheggia di luce.

The Angel Makers, Little deaths. Questa band britannica incrocia folk, dream pop e slowcore per tirare fuori un misto curioso di malinconia e leggerezza, incagliato in qualche paradosso spaziotemporale tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta, con fugace puntatina sui primi Duemila e rotti. Niente male.