C’è una definizione azzeccata della musica di Tobacco: bellezza fatiscente. In effetti il repertorio di questo artista americano va di contrasti: è un’elettronica di modernariato più che di modernità, la spinta al nuovo si risolve spesso in un girotondo di groove che sembra indietro di qualche decennio – e dunque suona in un modo dannatamente efficace. Tobacco frulla, mescola, rinnova, conferma e tradisce (in senso buono): predilige ritmi non troppo sostenuti e synth profondi, una narcolessia electro che è quasi lisergica. È un gran talento, insomma, e gli Stargazer Lilies non potevano scegliere produttore migliore per il loro ottimo album, Occabot. Il dream pop sognante della band viene pesantemente manipolato con scratch e fast forward su nastro che fanno svirgolare le linee vocali mentre il resto si fa sempre più denso, sempre più tridimensionale, sempre più assoluto. Magenta sunrise abbaglia e disorienta come un sole che infrange il tuo sguardo a mezzanotte. Monsters of your thought è la ballad che se ti distrai un attimo ti ritrovi al Bang Bang Bar di Twin Peaks. E poi c’è Living work of art, che è lo shoegaze che piacerà anche a chi non ascolta shoegaze: un brano perfetto di psichedelia malinconica ed elettronica analogica – qualunque cosa sia – nonché un inno all’empatia, alla gentilezza, al non cedere al cinismo («Not being of the ones that suck isn’t for the faint of heart. Being one that gives a fuck is a living work of art»). Ne viene fuori, insomma, un lavoro diviso tra futuro e passato, un crash stilistico irresistibile. Ma che sorpresa. Ma che bravi.
The Stargazer Lilies, “Occabot”. Se ti distrai un attimo ti ritrovi a Twin Peaks
