Martedì dream pop. Di notte il mio cuore è un tamburo veloce

Living Hour

C’è un po’ di roba dream pop da recuperare questa settimana: il tempo scorre veloce e fa di tutto per nascondere alle tue spalle brani che possano incuriosirti rispetto alla musica che gli algoritmi dei servizi streaming e le scalette radiofoniche ti preparano quotidianamente. D’altronde lo scopo per cui è nato Shoegaze Blog è quello di cercare le belle canzoni e lasciare perdere tutto il resto. Resta qui e premi play. Se ti parte un sospirone è tutto ok.

Living Hour, Softer faces. Dei canadesi Living Hour si era parlato qui. Siccome però servono parole diverse per raccontare lo stesso incanto, allora mi limito a dire che queste ballad dream pop riescono a tagliare le radici a certe giornate difficili, frenetiche e senza sconti.

Lasitud, Fantasma. Shoegaze Blog si era occupato in passato anche dei messicani Lasitud, segnalando una versione shoegaze di Blanca navidad. Stavolta la band tira fuori un singolo che è un classico brano dream pop, non sorprendente ma piuttosto efficace.

Sad Clowns, Hymn of the fugitives. La sorpresa della settimana arriva con questa band italiana che tira fuori un pezzo bellissimo, dove ogni elemento è al posto giusto: base post rock, prospettive dream pop, profondità da cantautorato internazionale. Notevole davvero.

SPC ECO, Fifteen. Il progetto di Dean Garcia (Curve) si arricchisce di un nuovo capitolo, un incrocio tra elettronica e dream pop d’atmosfera, con la voce di Rose Berlin che è sottile e morbida, ma con un’inquietudine di fondo che trasforma questi brani in piccoli racconti noir.

Holy Drone, Sleeping silver. I britannici Holy Drone sono una di quelle band che sulla carta non funzionerebbero mai, per lo meno rispetto agli standard attuali: troppo lenti, troppo tristi, troppo veri. Ma a noi degli standard attuali non interessa ed è bello che questo gruppo non abbia paura di affrontare un suono così drammatico e sentito.

Darkswoon, Bind. Da Portland, i Darkswoon tirano fuori un synth pop scuro quanto basta per farti ricordare che cosa provavi quando il mondo era ostile e tu cercavi l’unica risposta che contava: “Di notte il mio cuore è un tamburo veloce, dimmi che sta ancora battendo”.

Kuta, I cry at parties. Quando vai a una festa e non sai bene per quale diavolo di motivo tu sia lì, accanto a gente sconosciuta che chiacchiera di tutto e ride per niente, ascolta i francesi Kuta, dream pop carino un po’ alla Minor Victories: “Piango alle feste”, cantano. E così sia.