Settembre: tempo di ascoltare nuovi album shoegaze e dream pop

Subsonic Eye

Sembra proprio che quest’anno abbia tutte le carte in regola per diventare indimenticabile per gli amanti dello shoegaze e del dream pop. Negli ultimi tempi infatti sono stati pubblicati diversi dischi molto interessanti, alcuni dei quali finiranno certamente in parecchie classifiche di fine anno. Shoegaze Blog ha fatto il giro del mondo per selezionare alcune delle migliori uscite delle ultime settimane e anche di quelle che verranno. Prendi nota e premi play: qui di seguito ci sono i tuoi prossimi album preferiti.

Da Singapore, i Subsonic Eye si apprestano a pubblicare il loro nuovo album, Dive into, previsto il 14 settembre. Nell’attesa, il singolo The tired club è quanto di meglio si possa sperare: un brano dream pop perfetto, rotondo, emozionante.

Da Brisbane, Australia, gli Ultra Material ricordano perché lo shoegaze è il genere musicale più bello dell’universo: Cosmic anti stuff ha tantissima melodia, racchiusa all’interno di brani che sono costruiti benissimo, raffinati senza essere glaciali, viscerali senza essere grezzi.

Assieme a quello dei Nothing, il nuovo disco di Wild Nothing, Indigo, era tra i più attesi in questo ultimo scorcio d’estate. Siamo dalle parti del dream pop più orecchiabile e istantaneo, con almeno tre o quattro pezzi da hit parade per esistenzialisti. Bentornati.

Questo è uscito a giugno, ma era un peccato lasciarselo sfuggire. I texani Nameless Dreampop – complimenti per la scelta del nome – fanno un dream pop basilare: drum machine, chitarre ultra diluite e la classica e irrinunciabile dose di malinconia. Niente male davvero.

I Candace da Portland, Oregon, hanno appena pubblicato Live from the Bananastand, registrazione di un concerto avvenuto lo scorso 9 giugno. È un’ottima band, tra le migliori della nuova scena dream pop.

Da Washington DC arriva Jules Hale, ovvero Den-Mate, una delle migliori interpreti di quello che io chiamo dream pop cantautorale. Il 28 settembre uscirà Loceke, un disco che a giudicare dal supersingolo Sick non potrà che essere clamoroso.

Da Nuova Taipei, Taiwan, gli I Mean Us fanno un grandissimo, sacrosanto casino. Il loro è il tipico shoegaze dagli strumenti assordanti e molto vicine al post rock, unite a vocalità ben presenti e protagoniste. Ma non mancano episodi più delicati e pop. Da scoprire.

Se dovessi dire un solo nome tra gli shoegazer che hanno pubblicato qualcosa nel 2018, per il momento direi gli etti/etta, un duo a metà tra la Calabria e il Canada. Il nuovo album Old friends è il disco shoegaze per eccellenza: melodie indimenticabili e un muro del suono compatto e stratificato. Non potrei chiedere di più. Eccezionali.

Da Riga, Lettonia, i Tribes Of The City fanno un dream pop etereo e maturo, come dimostra il bellissimo singolo Parasitic, che anticipa l’uscita dell’album Rust and gold. Un pezzo stupefacente, con un crescendo cinematografico che lascia a bocca aperta. Questo significa saper suonare.