Premi play: ascolta questi album shoegaze del 2018 che (forse) non conosci

Tanukichan

Da bambino quando c’era una festa in maschera mi vestivo sempre da punk. Non da Capitan Harlock, da Man-At-Arms o da Totò Schillaci: da punk. L’ultima volta è successo quando avevo dodici anni e avevo voglia di ribellione, opportunamente consentita e gestita dai miei genitori. Sembravo più un chierichetto in borghese che una piccola imitazione di un tossicodipendente: un paio di jeans tagliati qua e là con le forbici a punta arrotondata che usavo per le ore di educazione tecnica, una maglietta bianca piene di scritte cattivissime tipo W il rock! Punk! Heavy Metal! Yes!, un cappello rosso all’indietro con la scritta BOY, delle scarpe da tennis Nike bianche con un floscio cuscinetto ad aria sotto il tallone. Il problema è che in quella occasione mi sono ritrovato in mezzo a decine di dodicenni anche loro vestiti da punk. Solo che io sembravo Jovanotti, quelli invece parevano i figli satanici dei Misfits: creste, catene, borchie, occhi truccati e spillette di gruppi dai nomi osceni, tra cui un Sex qualcosa. In mano loro persino un bicchiere di Fanta sembrava una pinta di birra Forst. E niente, mi sono sentito fuori luogo come se fossi Winnie the Pooh alle prese con i My Bloody Valentine.

winnie the pooh shoegaze meme

Shoegaze Blog a questo giro fa un recuperone di alcune delle uscite più interessanti degli ultimi mesi. Dentro c’è di tutto: shoegaze, dream pop, post rock, distorsioni e tanto altro. Scommettiamo che ti esalti appena premi play?

Tanukichan, Sundays. È il disco che sto ascoltando di più in questo periodo: indie rock tendente allo shoegaze, una grande cantautrice da mettere a fianco di fuoriclasse come Mitski e Jay Som.

Seventeen Years Old and Berlin Wall, Reflect. Un nome molto curioso, una musica molto maestosa. Questo album è dream pop di altissimo livello: potente, orecchiabile, bellissimo.

A Shoreline Dream, Waitout. Una garanzia: questo pezzo conferma la rilevanza e l’ispirazione di un gruppo che è tra i migliori della scena

La Naissance, La Naissance. La musica più melodica, trascinante, entusiasmante che tu possa ascoltare questa estate. Tipo i Radio Dept. ma molto più rock. Bomba.

Löve, Dreams. Un antipasto sorprendente in vista del disco in arrivo in autunno. Ambient, post rock, crescendo: in attesa di saperne di più, un brano molto interessante.

Winter Dies In June, Penelope, Sebastian. C’è il pop, in dosi abbondanti e in mood struggente. E ci sono le chitarre, i riverberi, le distorsioni. Il muro del suono della band sa trascinarti via. Bravi.

Starframes, Berlin is in love. Altro antipasto in vista del nuovo album. Una canzone oscura, raffinata, malinconica. Indie pop fatto bene, con quel taglio dream che fa – per l’appunto – sognare.

The Age of Colored Lizards, If you want me back. Il singolo super pop e super rock dell’estate. Accompagnato da un video piuttosto nichilista, un pezzo pronto a distruggere le tue casse.

The Suncharms, Red dust. I maestri shoegaze tornano con un nuovissimo singolo ed è davvero bello ritrovarli in piena forma. Quando il brano alza i ritmi diventa un classico istantaneo.

Terra Pines, Terra Pines. Un suono brutale, un rock a tratti abrasivo e a tratti tagliente, tra valvole fumanti e orecchie fischianti. Come se i Pixies o i Nirvana facessero shoegaze. L’effetto sarebbe questo: boom.