Distributori digitali di musica: quali sono i migliori per lo streaming?

Foto: Jessica Lewis from Pexels.com

Articolo aggiornato il 24 luglio 2019

Hai una band shoegaze, hai registrato un disco incredibile e vuoi finalmente diffonderlo sui principali servizi streaming? Bene, devi rivolgerti ai distributori digitali di musica. Piaccia o no, lo streaming (da Spotify ad Apple Music, passando per Deezer) rappresenta una realtà con la quale i musicisti devono fare i conti per diffondere i propri brani. Caricare singoli o album in queste piattaforme non è un’azione immediata: a differenza di quanto avviene con Bandcamp, SoundCloudRockit, per comparire nei servizi streaming più popolari bisogna passare attraverso siti che fanno da intermediari tra l’artista e gli store online, proponendo vari pacchetti a pagamento. Shoegaze Blog ha selezionato alcuni tra i migliori e più conosciuti distributori digitali, analizzando tutte le offerte, punto per punto. Chiaramente, il consiglio è di approfondire per valutare meglio sia i pro che i contro: questa è una piccola guida che non può essere certo considerata esaustiva. Magari in futuro verranno analizzati altri servizi (per suggerimenti c’è la pagina dei contatti). Di sicuro, adesso hai finalmente l’opportunità di comparire in una delle playlist di Shoegaze Blog.

AWAL

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AWAL è decisamente più rognosetto rispetto agli altri distributori, perché non è aperto a tutti. Per farne parte bisogna candidarsi: le regole sono spiegate qui, ma lasciano un po’ perplessi, perché AWAL cerca artisti che abbiano un’ottima presenza online, un ottimo engagement con i fan, ottime visualizzazioni su YouTube, ottima rassegna stampa, ottimi live. Insomma, vogliono che tu sia o un social media manager o una popstar e in entrambi i casi non avresti davvero bisogno di AWAL. Ma tant’è: se vieni accettato avrai in cambio la possibilità di distribuire la tua musica in tutti i canali streaming trattenendo l’85% dei profitti, senza pagare tariffe fisse o annuali. C’è anche un’app AWAL per verificare l’andamento dei brani. Inoltre gli artisti AWAL avrebbero buone chance di finire nelle playlist ufficiali di Spotify, Apple Music, Deezer. Così dicono, almeno.

Amuse

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In Amuse la formula è semplice: distribuzione gratuita digitale dei brani e 100% dei ricavi da streaming all’artista (ai quali vengono detratti i costi applicati dalle piattaforme, che Amuse sostiene di non incamerare). In questo caso, però, il servizio è aperto a tutti. Ma che cosa ci guadagnano i tipi di Amuse? Lo spiegano così: “Our music distribution platform makes it easier for our record label to discover new artists to sign, and when we find one we believe in we offer them a record deal”. In pratica, attraverso la distribuzione digitale riescono a scoprire artisti con del potenziale commerciale ai quali offrire un contratto discografico. C’è anche un’opzione (non aperta a tutti, è necessario candidarsi) per ricevere in anticipo fino a sei mesi dei ricavi futuri da streaming. Occhio: se vuoi la tua musica su Instagram, Facebook e TikTok devi però passare al profilo a pagamento (59,99 dollari l’anno, ma ci sono spesso sconti), che offre servizi aggiuntivi. In generale, i pagamenti avvengono 60 o 90 giorni dal momento in cui avviene l’ascolto (ma le tempistiche dipendono dalle singole piattaforme) attraverso Paypal: una volta superata la soglia di 10 dollari, si può incassare la somma.

RouteNote

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RouteNote offre due profili, uno gratuito e uno premium. Quello free è più che sufficiente per fare tutto ciò che serve: upload dei brani (mp3 fino a 320k) e selezione degli store digitali (senza limiti e modificabili in qualsiasi momento: ci sono tutti, anche Shazam, Gracenote e Tidal). All’artista spettano l’85% dei ricavi da streaming, che vengono pagati da RouteNote via PayPal dopo 45 giorni dalla chiusura del mese in questione: per esempio, i ricavi per il mese di febbraio vengono pagate il 15 aprile. Unica condizione: RouteNote paga solo dopo che l’artista ha superato la soglia di 50 euro di guadagni, di conseguenza il pagamento slitterà di mese in mese finché quel limite non verrà raggiunto (e a quel punto la cifra sarà pagata per intero, qualunque essa sia). Anche le statistiche degli ascolti vengono rese note dopo 45 giorni. Chi invece può contare su un numero alto di ascolti può eventualmente optare per il profilo premium (upload dei brani in flac): si paga una tantum a seconda che si tratti di singolo (10 dollari), ep (20 dollari) o album (30 dollari) e poi 9,99 dollari l’anno. Tutte le royalty restano all’artista. RouteNote inoltre ha stretto un accordo con Landr, un sistema automatico che permette di fare il mastering online delle proprie canzoni (e si occupa anche di distribuzione online). È un’idea interessante, ma in generale sarebbe meglio rivolgersi a chi fa queste cose di mestiere. Non si sa mai.

Soundrop

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Soundrop è gratis. Ciò che percepisce la piattaforma è il 15% dei ricavi da streaming (il resto vanno all’artista), percentuale che sale al 30% nel caso di cover. Già, perché Soundrop è uno dei servizi che permette alle band di caricare anche reinterpretazioni di canzoni di altri artisti: sarà poi la piattaforma a gestire i vari diritti d’autore (pagamento una tantum di 9,99 dollari per brano). Soundrop fornisce delle linee guida che bisogna seguire per le copertine degli album: li preferisce sempre con nome della band e titolo, ma sono possibili delle eccezioni. I file richiesti sono wav, aiff, flac. I tempi di pagamento sono nella media e avvengono in automatico via PayPal una volta raggiunta la soglia di 20 dollari. Non ci sono molti store online, ma quelli più importanti sì, ed è possibile rendere disponibili i brani anche per le Instagram Stories.

DistroKid

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L’offerta di DistroKid è molto semplice: l’utente paga 19,99 dollari l’anno e può caricare tutte le canzoni che vuole, con la promessa che le canzoni saranno online molto più velocemente di quanto farebbero i diretti concorrenti (ma non abbiamo potuto verificare questa affermazione). Il 100% dei ricavi restano all’artista (che può anche decidere di suddividere i compensi per pagare direttamente i coautori del brani). Anche DistroKid consente di caricare le cover. Nell’offerta di DistroKid ci sono 150 store digitali, inclusi ovviamente i soliti nomi. Per attivare il servizio serve la carta di credito (Visa, Mastercard, American Express): DistroKid paga (come tutti) attraverso PayPal. Con DistroKid inoltre si ottiene automaticamente l’accesso a Spotify for Artists, che consente la visualizzazione istantanea delle statistiche e la gestione diretta del proprio account artista sulla piattaforma.

CD Baby

cdbaby

CD Baby ha due tariffe. Quella standard prevede il pagamento di 9.95 dollari per il singolo e 49 dollari per l’album, mentre le tariffe pro sono 34,95 dollari per il singolo e 89 dollari per l’album. Il profilo standard va benissimo per la maggior parte degli artisti, dato che include la distribuzione sulle più note piattaforme streaming. Ciò che rende interessante la proposta di Cd Baby è il fatto che non ci sono costi annuali: si paga la cifra richiesta per l’album e basta. CD Baby inoltre garantisce il 91% dei ricavi da streaming all’artista. I pagamenti – assicura l’azienda – vengono fatti il prima possibile, appena le varie piattaforme online forniscono i report mensili (solitamente quattro o sei settimane dopo la fine del mese). Per quanto riguarda i brani, CD Baby consente l’upload in flac o wav. C’è anche una versione a costo zero che permette di vendere musica (ovviamente non quella altrui) su CD Baby e anche sul proprio sito.

EmuBands

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Anche EmuBands propone un tariffario che non prevede costi annuali. I prezzi sono in sterline, euro e dollari. Nel dettaglio, il costo per un singolo (uno-due brani) è 32,50 euro, l’ep (tre-cinque tracce) si paga 44,95 euro e l’album 64,95 euro. Sono previsti degli sconti in caso di ordini del valore superiore a 132,50 euro. Come in CD Baby non ci sono costi annuali, ma a differenza di CD Baby all’artista vanno il 100% dei profitti. I file per l’upload devono essere in formato wav. I tempi dei pagamenti sono in linea con la concorrenza.

(Articolo originariamente scritto per Rockit.it e qui aggiornato)