Premi play/3: 10 dischi imperdibili usciti nei primi mesi del 2018

Kraus (foto: Pitchfork.com)

“Ultimamente la realtà ha richiesto tutta la mia attenzione”, mi racconta un amico che non vedevo da capodanno. È felice, mi sorride, dice “tutto ok, il lavoro sai, mia figlia ride, hai visto il Napoli?, ma quindi Di Maio, bacche di goji”, cose così. Più parla più il suo torace si allarga: sarà l’ego che cresce. A un certo punti lui mi guarda come se si fosse accorto solo ora di me e mi chiede: “E tu?”. Già: e io? Io provo a marcarlo a uomo, dico la mia senza troppa convinzione e chiudo le spalle in avanti per non far notare che ho la panza da Forst e che i miei muscoli hanno la consistenza di una torta di mele appena sfornata: “Alla grande, il lavoro certo, io figli mai, guardo il Palermo, mi spiace per Civati, pasta e fagioli”. Mi guarda interdetto come se fossi uno zoo di luoghi comuni.

Questa prima parte di 2018 ha visto innanzitutto la consacrazione di uno dei nomi nuovi dello shoegaze internazionale, destinato forse a lasciare un segno importante da qui al 31 dicembre. Da varie parti del mondo, intanto, sono usciti dischi davvero belli che in qualche modo danno già un senso ben preciso a questa annata giunta alla svolta della primavera. Shoegaze Blog ha selezionato dieci tra i migliori album pubblicati tra gennaio e marzo del 2018. Ce n’è per tutti i gusti: sogni, incubi, furia, stelle, pioggia, sole, fantasmi. Scegli il tuo stato d’animo e affronta le tue giornate con la colonna sonora che fa al caso tuo.

Kraus, Path. Per citare una sua canzone, ecco il primo vero bum dell’anno. Pitchfork ne parla bene, il mio account Spotify ne parla benissimo: shoegaze casalingo e devastante, un gusto per l’eccesso a livello di suoni e un pugno di canzoni che funzionano alla grande.

Soft Wounds, The last EP. Le ferite soffici sono quelle che di solito fanno meno male, ma che molto spesso restano a lungo aggrappate sulla pelle. I Soft Wounds mostrano tutte le loro cicatrici e si affidano a un suono dream pop denso e rarefatto al tempo stesso per raccontare un malessere senza fine.

Air Formation, Near miss. Una pausa lunga otto anni: c’è qualcosa di più tipicamente shoegaze di sparire per poi tornare? Certi suoni fanno giri immensi: gli Air Formation ritornano a casa con un disco notevole. Sentivamo la loro mancanza.

Topographies, Topographies. Il perfetto singolo shoegaze: l’anima pop, le chitarre in primo piano, la voce timida ma non intimidita. Che cos’altro chiedere di più?

Dead Vibrations, Dead Vibrations. Il lato oscuro dello shoegaze: un disco denso e poderoso da ascoltare ogni volta che c’è bisogno di uno scudo contro i ritornelli scemi e le popstar stupide. L’unica risposta è alzare il volume.

Fawns Of Love, Zine days. Bastano due soli brani per innamorarsi dei Fawns Of Love. Dream pop da manuale, caratterizzato da quella tristezza sottile con cui ogni tanto bisogna fare i conti.

Moaning, Moaning. Post punk tesissimo e cupissimo, riverberi abbondanti, distorsioni taglienti e prepotenti, ritornelli insospettabilmente melodici. C’è qualcosa nel rock storto dei Moaning che li rende irresistibili. Una grande band, davvero.

Cosmic Child, Blue. Poi ci sono questi cinque ragazzi da Singapore, che quando suonano sembrano raccogliere tutta la spensieratezza e la malinconia di chi ha vent’anni e ancora un mondo intero davanti da esplorare.

Lowtide, Southern mind. Dei Lowtide avevo già parlato in passato. Alibi è un brano magnifico, dream pop che avvolge e percuote, suoni che si rincorrono, si toccano e si lasciano. Sintetizza perfettamente lo spirito di questo disco.

Pinkshinyultrablast, Miserable miracles. Shoegaze Blog ha una passione per lo shoegaze russo, dagli Aerofall ai Blankenberge. E ovviamente ha una passione anche per i Pinkshinyultrablast. Il disco nuovo, Miserable miracle, uscirà il 4 maggio, ma intanto è già in giro il nuovo singolo, In the hanging garden, un delizioso pezzo synth pop che mi fa ben sperare per l’album completo.