Intervista: Federica Scandolo (Pigiama Magazine). La rivista della gioventù magica

La misteriosissima Federica Scandolo

Come saprà chi ha letto i suoi articoli per questo sito, Federica Scandolo scrive benissimo. Ha uno stile che unisce mistero e meraviglia, come quei racconti che ti spingono fino al precipizio delle tue emozioni e ti lasciano lì, in preda a una strana sensazione di nostalgia magica, quella sorta di incantesimo esistenziale che unisce euforia e malinconia: in pratica, queste sono le caratteristiche di Pigiama Magazine. Un sito ma anche – e soprattutto – una rivista cartacea diy che si occupa di musica, arte e cultura, anzi controcultura. Un progetto coraggioso, testardo e illuminante che non può che avere più di un punto in comune con Shoegaze Blog.

Non ho così tanti pigiami

Federica, come nasce Pigiama Magazine?

«Tutto nasce quando frequentavo l’università di Padova, facevo la giornalista in un quotidiano online e avevo una rubrica che si chiamava Unipidrama, che parlava del mondo studentesco. In seguito ho deciso di creare un blog chiamato Unipigiama: quando ho smesso di essere una studentessa si è trasformato in Pigiama, un progetto che ha valenze notturne ed esoteriche, ma anche sognanti e solari. È un nome che penso mi rappresenti».

Che cosa ti piace dei pigiami?

«Il fatto di stare comodi, non avere quei pantaloni stretti che appena mangi qualcosa ti salta il bottone. Mi piacciono questi vestiti senza cuciture, il poter indossare qualcosa magari con qualche macchia e poter coprire tutto con la vestaglia. Uscirei così. Anzi, ammetto di averlo fatto».

L’abbiamo fatto tutti, mi sa. Hai qualche abbinamento musica-pigiama da consigliare?

«Direi di no, non ho così tanti pigiami, almeno non quanti sono gli stili musicali che ascolto» .

Qual è la musica prediletta di Pigiama Magazine?

«Ti rispondo così: camminare a caso, perdersi in città sconosciute, vivere a Berlino di notte, anni Ottanta, Depeche Mode, dark wave, new wave dal retrogusto un po’ gotico. C’è molta nostalgia: trovo nella dimensione nostalgica dell’arte ciò di cui ho bisogno, ma amo anche le canzoni più gioiose e psichedeliche. Diciamo che ci sono due atmosfere: una di psichedelia allucinata, l’altra di riflessione interiore».

Come è nata l’idea di creare una rivista cartacea, in tempi in cui la carta è un reperto in via d’estinzione nell’editoria?

«Ho sempre desiderato poter creare un progetto che avesse una propria concretezza fisica. Mi ricordo che quando ero piccola leggevo sempre i giornali di mia zia, quelli rosa, che raccontavano storie di donne. Ero fissata con questi racconti su carta che trovavo nei posti più strani, tipo sopra la lavatrice».

E poi?

«Volevo creare qualcosa alle superiori, ma a Pordenone è difficile fare progetti di questo tipo, o almeno per me è difficile relazionarmi con le persone. A Padova invece non trovavo soddisfazione nello scrivere solo online. Così ho studiato grafica a Venezia. Ricordo il numero zero, che era orribile, grande come un poster. Poi c’è stato il numero uno, Fiorista, in seguito Sirene e poi Angeli, e adesso un quarto numero, Gioventù magica, che è quello che volevo sin dall’inizio: una rivista tascabile, semplice da stampare».

Come fai a gestire da sola Pigiama Magazine?

«Ogni settimana dico basta. Mi rendo conto di essere sola con me stessa, Pigiama è una realtà di nicchia, ma è come se mancassero delle conferme: per chi lo faccio? Sto parlando a me stessa? Poi però dico fanculo, anche se parlo da sola non mi importa, a me fa stare bene. Paranoie a parte, a darmi forza è la presenza di tutte le persone che sostengono il progetto, si confrontano con me e collaborano con entusiasmo. Mi piace parlare di ciò che voglio, senza dover seguire gli argomenti alla moda».  

Non sei neanche attivissima sui social.

«Pigiama è a cadenza lunatica, non c’è una pubblicazione regolare. Non nascondo che ogni tanto sento il bisogno di postare di più, ma mi rendo conto che non è che tutti aspettano di sapere la mia opinione».

Qual è il personaggio che ti è piaciuto di più intervistare?

«Forse le ragazze del collettivo di scrittrici horror Coven. Il patriarcato non considera questo genere come adatto alle donne, eppure c’è una tradizione importante. Ho apprezzato il fatto che queste ragazze vogliono dimostrare che esiste una visione femminile della materia».

L’occultismo è una forma diversa di spiritualità

In Pigiama c’è anche molto occultismo.

«È facile dire sciocchezze quando si parla di occultismo. Tanta gente ne parla come se fosse una moda ed è qualcosa che mi dà fastidio. L’occultismo è una forma di spiritualità diversa, ha fondamenti pagani. L’occultista è uno studioso di questi argomenti, poi che sia uno stregone sono cazzi suoi».

Tu ci credi?

«Io non credo in nulla, ma mi piace studiare questo argomento anche se non pratico. Il mio scetticismo mi fa vedere le cose in maniera razionale».

Che rapporto hai con Pordenone?

«Sono cresciuta in mezzo ai boschi, se non avessi avuto tutta questa solitudine, che è quella di una figlia unica che parlava con il cane e gli amici immaginari, forse non avrei fatto Pigiama. Purtroppo la gente qui va solo al bar a bere. Ma stiamo parlando della provincia più provincia del Friuli. La chiamano Pordenoia».

La playlist di Pigiama

Una playlist da ascoltare in pigiama, o meglio: otto brani adatti ai fan dell’overthinking pre dormita, insonni e nottambuli incalliti. Selezionata con cura da Federica Scandolo per Shoegaze Blog. 

1- The Cure, Lullaby. «Mi metto a letto senza nemmeno struccarmi. Sono talmente stanca che non mi alzerei nemmeno se ci fosse un enorme ragno sotto le coperte». 

2- The Shocking Blue, Love buzz. «E a proposito di insetti, certi pensieri iniziano a ronzare proprio mentre stai per addormentarti. Non è cosi?».

3- Boy Harsher, Fate. «Il dormiveglia è il momento migliore per chiedere spiegazioni alla realtà, al destino, ma la risposta non sempre riusciamo a sentirla».

4- The Poppy Family. Where evil grows. «Vago nei discorsi e nei sorrisi delle persone che incontro nella mia mente quasi addormentata. Diventa tutto un po’ buffo, strano e sinistro».   

5- The Amiture, Touch. «Istintivamente vorremmo ricordarci solo le cose belle, eppure i rimpianti, velati dietro a palpebre pesanti, ci risvegliano all’improvviso con le loro mani gelide».

6- Do Piano, Again. «Quando voglio dormire davvero penso a luoghi che ho visitato: “A night, Nowhere, Elsewhere, A light, A phone…”. Mi sembra davvero di viaggiare, visualizzando dettagli che nemmeno ricordavo di aver visto».

7- Ringo Deathstarr. Heavy metal suicide. «Mi ritrovo con le scarpe piene sabbia, seduta sul sedile posteriore di un’auto guidata da nessuno. Chiudo gli occhi, l’autista invisibile sa quello che fa e del resto non me ne frega assolutamente niente!».

8- The Electric Prunes, I had too much to dream last night. «Sorge il sole, arancione elettrico. Difficilmente ricordo cosa sogno, ma, a giudicare dal misto di sensazioni che mi svegliano, devo aver sognato tanto!».