Lunedì shoegaze. La sete d’estate

Minaxi

Ci sono dei suoni che introducono verso qualcosa: una nuova stagione, un evento, quell’attimo prima di un rito che diventa ricordo. Il mio suono estivo è un tintinnio di vetro prodotto da mia madre mentre attraversava il corridoio con le mani occupate da quattro bicchieri di latte freddo. Io e i miei fratelli ascoltavamo il suono del suo passaggio in attesa di dissetarci, un istante felice che poi ci faceva dormire quieti insieme. Il mio non era un palco ma un letto, mentre il latte freddo era in un certo senso un momento di grande musica per la mia sete d’estate, un po’ come come l’intro in Plainsong dei Cure che poi si spalanca in grandissimi suoni e mi lascia lì, felice come quelle notti d’estate di tanti anni fa.

Minaxi, Lazuleen

Del loro primo esplosivo lavoro ne avevo parlato la scorsa estate. I Minaxi, tornano con il secondo album in studio Lazuleen. Ci sono introduzioni pacifiche, c’è una bella e reale ritmica che aggiunge una base concitata per le chitarre che – come signore shoegazing incazzate – ben intervengono. E poi ci sono i featuring tra amici, tra cui Simon Scott degli Slowdive. Gli interventi esterni si esaltano con tanti spunti creativi come nel pezzo Phir Manchala, riunione di suoni dal mondo.

Finlay Hatton, Together (lost and found)

Giovanissimo da Birmingham, UK, Fin è un’anima molto creativa, impegnato nella ricerca della composizione, ispirato alla musica degli anni Novanta, di cui ne continua la scia di profumo con la pubblicazione annuale di diversi lavori. Forse l’ultimo l’album Standin here lo ha appena naturalizzato shoegazer ma il singolo da poco uscito, Together (lost and found) ne ha dato la possibile eredità. La sua voce senza fiocchi mi ricorda quella di uno degli elementi del gruppo darkwave che ho amato tantissimo in passato e che riprendo con piacere ogni tanto, i Bella Morte, ma questo appunto è solo mia pura analogia di stagione e malinconia. 

Inch, Buzzer

Tre tipi dell’Ohio hanno appena interamente autoprodotto e pubblicato il loro ep di debutto, Buzzer. Si chiamano Inch. Si avverte subito che nella produzione sono stati liberi di fare e devo dire che fanno bene, invidio la loro verve energica, tipo gli Autolux. Le tracce contenute sono brevi e ricche di abbondanza distorta pure nella parte vocale, con feedback e soprattutto un energico gioco punk che esalterebbe anche le anime pigre spiaggiate chissà in quale caos balneare (ma io preferisco questo grintoso caos musicale).