Lunedì dream pop e shoegaze. Chi è in ferie alzi il volume

The Real Sea

Non sono una sportiva: ero molto vivace da teenager, ma di questi tempi fisicamente mi attivo solo ballando la new wave. D’oro ho solo i potenziometri del mio basso (finto oro) e un capotasto in ottone. Chi è in ferie alzi il volume, la strada per raggiungere la meta dove passare pochi giorni di vacanza potrebbe essere lunga. L’estate è una stagione strana, perché raccoglie l’anno vissuto e l’anno che verrà. Per questo motivo, settembre è un diverso capodanno, soprattutto per gli shoegazer di un certo tono, malinconici, nostalgici e certamente introversi o introspettivi. Ma intanto siamo ad agosto ed è tempo di ascoltare nuove uscite per godere e riempire i giorni belli, o anche semplicemente liberi.

Minaxi, Sialia

Un indie post rock circolare è il singolo Violet dei Minaxi, da New York, spezzato da brandelli di riff con esplosioni ritmiche shoegaze. In genere apprezzo i cambi di tempo e stile e questo pezzo potrebbe fare a caso mio. Brooklyn illumina il suo ponte tra passato e presente, in flessuosi suoni di stampo Slowdive che sembrano le acque ferme dell’East River. Quando tira il vento le piccole onde increspano e nascono suoni distorti che siamo abituati piacevolmente ad ascoltare nella genuflessione shoegaze. Il singolo è contenuto in Sialia, un disco venduto anche in versione musicassetta: la nostalgia è bella quando appare esagerata e s’intrufola nel presente.

The Real Sea, Paper machete

A volte occorre l’ascolto un singolo pop schitarrato che ricorda la colonna sonora di un romantico telefilm di prima epoca 2000. Paper machete degli americani Real Sea ha una linea vocale che è quasi un folk edulcorato e spensierato, come potrebbe essere stato quello di una giovane Edie Brickell solo più smaliziata. Se mai dovessi trovarti imbottigliato in autostrada, l’ascolto è obiettivamente piacevole e in pochi minuti potrai diventare fresco, giovane e ottimista.

Waves Of Dread, Day I did nothing

Mi piace tanto la copertina di questo singolo dei britannici Waves of dread. Nel pezzo c’è una batteria polverosa, chitarre e melodie melanconiche e una narrazione fatalista con un finale senza finale. E chi ha bisogno di struttura? Uno shoegazer piegato sui suoi effetti ha solo voglia di esprimere anche niente, oppure fischiettare drammaticamente questo brano indie start & go e tanti saluti ai formalismi.