Lunedì dream pop. Una cassetta a uno sconosciuto

Piperdream

La nostalgia è il sentimento più bello che si possa provare in questo lungo, dilatato periodo di pausa. Mi sono chiesta come sarebbe scrivere lettere a uno sconosciuto immaginando eventi mai accaduti, oppure registrare delle canzoni su nastro e inviarle in giro per il mondo. Cosa narrerebbe la mia cassetta? A che parole, rumori, suoni ancorerei le mie emozioni? Forse sarebbe molto più facile esprimermi attraverso la musica di altri piuttosto che con confuse frasi impregnate di rabbia, sconforto e nostalgia. E tu, che canzoni vorresti mettere sulla cassetta per raccontare il tuo presente?

Cathedral Bells, Ether. Il nuovo album dei Cathedral Bells mi riporta a giorni offuscati di emozioni adolescenziali, quando la musica amplificava esageratamente i miei sentimenti. Da non perdere Rewind e Dark Aura: sporche di rumore, ma anche poeticamente sommesse.

The Watchmakers, Clover. La neo-psichedelica band di Manchester torna con un singolo preciso, ritmico, semplice da interiorizzare. Tra brit pop e shoegaze, è un brano e magnetico e ben fatto.

Piperdream, Iconic girl. Una novità dal fronte indonesiano, una buona promessa. C’è tutta la dolcezza calibrata e la ruvida tristezza del dream pop, il tormento di una notte d’insonnia che non passa mai, il racconto di un’altra storia conclusa.

Favorite Obsession, Sad disco. Dalla Repubblica Ceca, un EP di quattro tracce che racconta con una voce chiara e un suono dai volumi sommessi la volatilità di certe emozioni difficili da afferrare. Green eyes spicca per la linea di basso che mi porta in una dimensione interiore, ma a colpire davvero sono le distorsioni improvvise e il singolare intreccio di quiete e tormento.

Wanda Hbr, Fire. Un primo estratto dall’EP Moon of my life (prossimo all’uscita). In collaborazione con Loïc SKJ questo singolo si sviluppa lungo una dimensione mistica, solenne, in un crescendo di suoni e aperture. I riverberi celano fragilità, melanconia e peculiari formule poetiche.

Hinata, So far. Un’altra band fiorita nel periodo di lockdown, un altro appiglio a cui aggrapparsi per non perdersi nello sconforto. Dall’EP traspare un mondo più che mai reale composto da digitale e naturale: i brani paiono delle stratificazioni di soundscape di tutti i giorni, in cui i suoni reali provenienti dalle finestre reali si mischiano a quelli sintetici che bussano alle finestre dei nostri schermi retroilluminati.