Chi avrà la pazienza di ascoltare i venti brani del mastodontico Linger in someone’s memory with a lurid glow dei giapponesi Stomp Talk Modstone – un’ora e mezza di distorsioni frantumate e di malinconie in purezza – troverà uno per uno tutti i riferimenti del caso. Per esempio Lily, che pare proprio un omaggio – eufemismo – a Alison degli Slowdive, di cui ricalca ogni sussurro e ogni vibrazione. È come se la band asiatica si fosse messa in testa di scrivere un post scriptum fragoroso della storica canzone di Souvlaki, un epilogo suonato a quasi trent’anni di distanza, con una protagonista diversa che è mossa – forse – dagli stessi sentimenti ambivalenti di nichilismo dolce della controparte britannica. Fade out ricorda la linea vocale dei Radiohead di Motion picture soundtrack, per poi evolversi in un inno shoegaze che in tempi normali nuclearizzerebbe i palchi di mezzo mondo. Never knows ha lo stesso feeling psichedelico dei Beatles di Revolver, mentre altrove si trovano frammenti di Ride e My Bloody Valentine.
Le regole del gioco

Le coordinate sono molto chiare, quanto basta per dire che tutto è già stato detto e che niente può sorprendere davvero. Personalmente però non voglio essere sorpreso: voglio semplicemente emozionarmi. È così strano da ammettere? Voglio ascoltare un suono senza pedigree alla moda che mi appartenga perché sa parlare la mia stessa lingua, per esempio le vertigini rumoristiche di You should know, quel suo modernariato noise da anno uno (qualcuno ha detto Loveless?), senza ghirigori inutili, senza contaminazioni non richieste, senza normalizzazioni spacciate per evoluzioni: un’iradiddio di frequenze in clash e di rumori in sovrapposizione che questi ragazzi tirano fuori con apparente e invidiabile naturalezza. Voglio far scorrere la lunga coda distorta di Linger e mandarla in loop all’infinito, perché a volte, quando affronti giornate sbagliate e senza senso, per ritrovare un briciolo di coraggio serve almeno un quintale di riverbero. Ecco, se faccio andare i brani e lascio battere il cuore, finisco per trovare molti punti di contatto con queste canzoni assordanti e senza vie di mezzo. Tutto sta nell’accettare o meno le regole del loro gioco. Linger in someone’s memory with a lurid glow è insomma il classico caso di disco che ami oppure odi. Un lavoro indecifrabile, ma a modo suo assoluto. Ascoltalo e dimmi che cosa ne pensi.