Non sono un virologo e nemmeno un presidente del Consiglio, quindi non posso insegnare a nessuno come si gestisce una pandemia che uccide 150 persone ogni giorno in Italia. Non sono nemmeno un mitomane che se la prende con le antenne del 5G o con Bill Gates per qualsiasi emergenza sanitaria: io credo nella scienza, non nel mistero. Sette mesi dopo il primo lockdown, però, siamo nuovamente al punto di partenza: niente concerti, niente musica. La grave sconfitta di un intero settore lavorativo diventa ancora una volta una regola pronta all’uso per sopravvivere al coronavirus: ne prendiamo atto, ma che dolore. E dunque per provare a resistere psicologicamente a un presente così complicato e per immaginare un futuro migliore, Shoegaze Blog firma il suo DPCM dream pop: da questo momento dichiaro finito il 2020 e proclamo l’inizio del 2021. Magari funziona, chi lo sa. Nel frattempo, teniamo duro.
Aidan Baker, There/ Not there. Tra Red House Painters, Flying Saucers Attack e GY!BE, il musicista canadese ci insegna una nuova struggente lentezza alla quale aggrapparci in questi giorni difficili, mentre fuori il mondo ritorna a essere un’enorme sfera senza senso, senza voce e soprattutto senza stile.
Dharmacide, 1116 Paradise Motel. Due sole canzoni per questa band madrilena, il cui dream pop virato dark trova la quadratura perfetta in Dreams, un ibrido strano che ha un inizio convenzionale – da disciplinare post punk – e poi si apre a un frastuono sfumato in cui tutto è caos e tutto è ordine. Detta più semplice: immagina i Cure più i Ringo Deathstarr e poi premi play.
Autodromo, System // Ego. Si sente qualcosa della leggerezza nostalgica degli ultimi Ride – schegge di dream e synth pop, jangle e paisley underground – nel suono pulitissimo degli svedesi Autodromo, che in passato avevamo già avuto modo di apprezzare. E anche stavolta ci siamo.
Chris Lentney, Roman new wave. L’inizio di Inizio non è proprio eccezionale con quel “mi sono rotto il cazzo” in stile Stato Sociale che rischia di trasformare l’alienazione raccontata dal testo in parodia. In realtà però in questo Roman new wave c’è un lavoro di scrittura molto interessante, grazie alla descrizione netta di una paranoia urbana assolutamente tangibile e realistica. Intorno si sente un post punk ridotto ai minimi termini, tra CCCP, Offlaga Disco Pax e Bluvertigo: un suono che con un synth, un basso, una drum machine e poco altro descrive un’apocalisse esistenziale a bassa fedeltà. Niente male.