I Coldplay: una di quelle band cui tornare, sempre, a distanza di tempo. Una band spesso sopravvalutata e ancor più spesso sottovalutata proprio per la sua fama. Per me, le loro canzoni nascondono un dettaglio pronto a toccare corde sempre nuove che crescono e si diramano nella mia personalità. Mi piace tutto ciò che è eclettico, che cambia nel tempo ma rimane sempre se stesso in modo misterioso e curioso. Penso che la versatilità e la poliedricità siano un dono di chi non si arrende all’abitudine e ha un bisogno costante di espandere la propria creatività e i propri limiti illusori.
Immaginare dei Coldplay diversi e introversi
I Coldplay hanno questo dono. In questa mia affermazione non c’è spazio per giudizi o critiche. È una pura e oggettiva constatazione, perché non credo nell’accanimento scettico e spocchioso di chi si sente superiore nei confronti di qualsiasi progetto artistico. C’è sempre la possibilità di stupirsi e scoprire, per esempio, che Viva la vida è stato prodotto in collaborazione con Brian Eno e John Hopkins e che alcuni brani in questo e in altri album richiamano i suoni delle nostre band preferite shoegaze o giù di lì. Basta un attimo distratto e privo di pregiudizio e ci si sorprende di come un synth, una melodia, un riff o un elemento qualsiasi prenda spazio e si amplifichi piano piano, risvegliando qualcosa nella nostra memoria acustica. Come in uno stato di ipnosi, dimenticandosi del loro nome, si viaggia e ci si immagina dei Coldplay diversi e introversi che vivono in un mondo parallelo, dove potrebbero venire annoverati tra le band dream pop e shoegaze della nuova era.
Chinese sleep chant
Un inno shoegaze fatto di linee melodiche, voci semplici, ripetitive e manipolate con effetti. Le chitarre distorte, riverberate e con delay fanno di questo brano una ninna nanna adatta a quelle notti in cui si cerca conforto. “Sleep and you’ll be satisfied”.
Square one
L’apertura di X&Y è una sorta di risveglio che provoca una morsa allo stomaco, grazie alla chitarra che parte dal volume minimo e poi si alza: uno swells dolce-amaro e coinvolgente.
Lovers in Japan
Uno dei brani che più collego all’estate passata, al primo road trip della mia vita (in Toscana, non in Giappone). Lo definirei struggente e in equilibrio precario tra malinconia e gioia. Sarà per il drone, sarà per i riverberi allucinati in coda…
Hurts like Heaven
Il ritornello synth pop fa di Hurts like Heaven (Mylo Xyloto) un singolo dream pop mancato. “You, ooh, ooh / Oh you, use your heart as a weapon / And it hurts like heaven”. Le parole sembrano indirizzate alla Alison degli Slowdive, la femme fatale dello shoegaze.
Politik
L’inizio di un viaggio nello spazio, questo brano è l’intro del capolavoro A rush of blood to the head. Si ricongiunge sottilmente all’universo degli Explosions In The Sky e nel finale pare omaggiare i Beach House.