Lunedì shoegaze. I suoni bruciano davvero

Vast Asteroid

A Milano i concerti stanno lentamente ricominciando, in versione evidentemente timida e minimale rispetto al solito. È bello perché qualcosa che fino a qualche tempo fa era considerata una scontata quotidianità adesso è diventata una quotidiana sorpresa, persino quando l’offerta magari non è proprio in sintonia con i miei gusti. Sarebbe bello poter tornare ad ascoltare musica shoegaze suonata dal vivo – gruppi esordienti e leggende senza tempo. In attesa di tempi migliori, Shoegaze Blog confeziona la consueta rassegna del lunedì. A questo giro i suoni bruciano davvero.

Vast Asteroid, Champagne ambassadors. I californiani Vast Asteroid pubblicano un bel singolo che parla di amore, rimpianti, colpe: il menu standard di ogni shoegazer che si rispetti, insomma. Qui però non c’è alcuna messinscena nei testi e nei suoni malinconici della band, ma soltanto una verità che si aggrappa al tuo vissuto e non lo molla più.

Wednesday, I was trying to describe you to someone. Il senso stesso della musica degli statunitensi Wednesday è racchiuso nella frase che chiude l’iniziale Fate is…, quando Karly Hartzman con la sua strepitosa vocalità in bilico tra sarcasmo e disgusto dice, in sostanza, che il destino ha tirato indietro la gamba solo per prenderla a calci. Come si fa dunque a non amare un disco così? Musicalmente, poi, pare di sentire le Chastity Belt in versione gaze: notevole.

Le 1991, Todo el tiempo. Una band che sceglie come nome l’anno migliore della storia della musica non può che avere la mia stima di default. Tanto più se tira fuori un singolo di indie rock vecchia scuola, senza schemi né pretattica, ma solo melodia arrabbiata che giunge tutta insieme, senza filtri.

Prepare My Glider, Smokesong. I canadesi Prepare My Glider danno un assaggio di ciò che sanno fare con un singolo completamente immerso nell’adesione al disciplinare dream pop. Ma è soprattutto il lato b No early warning a colpire, che sposta il baricentro di una ballad malinconica in direzione di un rumorismo dolce tipicamente shoegaze.

Blood Pick Me, Timeless. Questa band giapponese si scatena con uno shoegaze che definire imbizzarrito è poco: Timeless è un singolone che va a mille all’ora, sfiora l’emocore e va a schiantarsi proprio al centro del tuo cuore.

Trillion, Move to you. Non ho la minima idea di come gli australiani Trillion riescano a gestire dal vivo le loro quattro chitarre, tutte irrobustite da pedaliere sovraffollate di distorsioni: sarebbe quindi stupendo assistere dal vivo al bellissimo caos armonico di questa band. Nel frattempo, ascolta questo ep realizzato da remoto, con i componenti in autoisolamento.