Lunedì shoegaze. In un altro universo

Questa settimana il Lunedì shoegaze è particolarmente interessante perché racconta come un singolo concetto – lo shoegaze – possa essere sviluppato diversamente a seconda della sensibilità di chi suona. C’è chi alza il volume e non cerca le mezze misure, chi prende traiettorie strane, chi vuole tutto e subito, chi sguscia via dagli standard. Hai dunque davvero la certezza di sapere che cosa attenderti questa settimana?

SIANspheric, Resolution… abandon. Se in un universo parallelo e molto migliore di questo Mark Linkous fosse ancora vivo e facesse una canzone con gli Jesu che cosa verrebbe fuori? Credo qualcosa di molto vicino a questo brano: un folk nucleare, un metal destrutturato, uno shoegaze granulare e scurissimo. Tutto insieme.

Tape Deck Mountain, Scream. L’alternanza tra il pianissimo della strofa e il fortissimo del ritornello è una formula che è ormai un genere a sé e che i Tape Deck Mountain riescono ad azzeccare in ogni ribaltamento sonico di Scream, un singolo tutto pressione sonora e picchi d’adrenalina.

Idi Et Amin, A phone in Kyoto. Di colpo ci si ritrova nel cuore degli anni Novanta, quando la musica era solo una questione di belle armonie frullate dentro mille pedalini e  sparate fuori a volumi destabilizzanti. I due brani proposti dagli Idi Et Amin sono una bella riproposizione dello spirito dello shoegaze originario: qualcuno dirà che non sono molto originali, ma nessuno può negare che sono dannatamente efficaci.

These People, Mind reading. Il nuovo singolo del progetto solista dello statunitense TJ Penzone è una delle robe più psichedeliche che abbia ascoltato negli ultimi mesi. C’è tutto e anche di più: controtempi d’altri tempi, chitarre allungate di riverberi, melodie dal luccichio Pink Floyd – i primi, quelli alieni e un po’ fricchettoni. Molto bello.