Lunedì dream pop. Prendere in mano i giorni a venire

Wellworn Banana

Giugno significa che stiamo arrivando al giro di boa di questo 2020 completamente fuori dall’ordinario. Ancora adesso non è chiaro che cosa succederà nei prossimi mesi – Andremo in giro ancora mascherati? Quando vedremo di nuovo un concerto? – e di conseguenza non si può fare altro che prendere in mano i giorni a venire sperando di riuscire ad agguantare un futuro migliore di quello che l’attuale corso degli eventi ci sta prefigurando. Nell’attesa, il vostro amichevole Shoegaze Blog di quartiere difende il fortino e seleziona anche questa settimana un po’ di buona musica che – forse – ancora non conosci.

Wellworn Banana, Yo la song. È uscito da un paio di settimane il nuovo video di Wellworn Banana (ovvero Ettore Pistolesi, in passato con Flying Vaginas e tanti altri progetti). Yo la song è l’ultima traccia in scaletta di Anytime (un ottimo disco shoegaze che ci fa ben sperare per una possibile sprovincializzazione della musica indipendente italiana): è la collisione decisiva tra mistica dream pop ed estetica indie rock.

Uoh!, 7. Da Montevideo, Uruguay, una sorta di esperimento ibrido di musica strumentale che incrocia i flussi del post rock con quelli del dream pop: nel mezzo succede che ci sono riff che starebbero bene in ambiti blues, arpeggi che sembrano provenire da desertiche sessioni country, crescendo che farebbero la felicità dei Broken Social Scene. Post rock senza i rituali del post rock, insomma.

Waterville, Shades and whispers. In pratica, il titolo dell’album di debutto della band polacca dice tutto: ombra e sussurri sono gli elementi di cui è composto il dream pop atmosferico e drammatico di queste canzoni. Una bellissima sorpresa da parte di un’etichetta, Shore Dive Records, che in questi anni sta portando avanti un notevole e tutt’altro che scontato discorso di coerenza artistica.

Ecke Wu, God’s eyes. È un progetto molto interessante che viene dalla Cina e che si fa risentire con un singolo, God’s eyes, e un lato B, Flyer, che raccontano una storia dream pop di gesti sospesi, di parole non dette, di felicità momentanee. La vita, insomma, così come deve essere descritta.

Emilya ndMe, Thank you for your complaints. C’è un brano in particolare che mi ha colpito di questo disco di Emilya ndMe (vero nome Lauretta Grechi Galeno): si tratta di Taxi driver, un pezzo di elettronica al servizio dell’indie rock (o viceversa) che scorre veloce e un po’ malinconico come certe tracce dei Notwist.