Lunedì shoegaze. I giri immensi

Circus Trees

E così da oggi siamo – quasi – tutti distanti ma congiunti, in fila davanti ai tornelli della metro, in coda davanti al supermercato, al parco approfittando della depenalizzazione della corsa, dentro le auto diventate beni rifugio dei socialmente isolati, sulle bici a schivare pericoli stradali come sempre: peccato che nessuno ci abbia spiegato come sorridere indossando una mascherina. Mi piace poi immaginare il lieto fine per le coppie giovani e per quelle giovanili, che da oggi per rivedersi faranno come certi amori raccontati da Venditti: dei giri immensi ma dentro i confini regionaliLa fase 2 è insomma poco più di un incrociamo le dita, sperando che caldo e buonsenso taglino definitivamente le gambe alla pandemia. Nel frattempo, dal balcone di casa mia ascolto il vicino tenore che canta Nessun dorma di fronte a un pubblico di tapparelle chiuse e di piccioni indifferenti.

Wishbone, Pseudo planet. Nel suono dei Wishbone c’è la scelta di campo di un rock che ormai nessuno propone più ma di cui c’è sempre un gran bisogno: chitarroni spezza frequenze, ritmi da punto e a capo, epicità come da manuale. È uno sconquasso tra Deftones e Nothing che pretende volumi alti e partecipazione totale.

Circus Trees, Livestream. Delle americane Circus Trees questo sito si era occupato qualche tempo fa: se non le conoscete è il momento di recuperare. La band, composta da tre sorelle giovanissime e talentuose, di recente ha registrato un’esibizione in lockdown che sfiora il dieci e lode in indie rock ed emotività.

Holy Fawn, The black moon. Appena tre brani per gli statunitensi Holy Fawn: quanto basta per radere al suolo le barriere tra metal, shoegaze, post rock, dream pop. Per il post quarantena non c’è niente di meglio del fuoco ad alzo zero di Candy per fare piazza pulita di due mesi di ansie assortite.