Ecco che cosa ho imparato durante questa lunghissima – e purtroppo ancora lunga – quarantena. A non lavarmi per due giorni di fila. A lavarmi le mani due volte ogni ora. A non mettermi le dita nel naso – è stata dura. A desiderare il sushi più di un nuovo disco dei My Bloody Valentine. Ad abbassare le mie aspettative accontentandomi della pizza surgelata. Ad amare ora più che mai la birra weiss. A trattenere una quantità sconcertante di lanina nell’ombelico. A non trattenere più la pancia. A imparare come si fa il tiramisù. A sentire la mancanza di Un posto al sole. A rinviare con scuse sempre nuove la pulizia del bagno. A voler rivedere le persone alle quali voglio bene e pure quelle che una vita fa cambiavo marciapiede appena le avvistavo. A voler riprendere a suonare, recuperando tutto il tempo che ci è stato scippato. A chiedere agli Eels la risposta giusta. A mettere la museruola alle preoccupazioni.
Cindy Doe, Cold+. Un articolo di Indie For Bunnies – sempre sul pezzo – mi ha fatto scoprire questa artista statunitense misteriosissima: non si trova nulla di lei su Facebook, nulla su Twitter (tre soli tweet sotto l’hashtag #cindydoe), quasi nulla sul web. Cold+ è una raccolta di dream pop a bassa fedeltà, perfetto punto d’incontro tra Grouper e Ruby Haunt: cioè struggimento al quadrato. In anticipation (of another year to forget) è la nuova Heavy water/I’d rather be sleeping, oltre a essere il pezzo che descrive meglio l’attuale stato d’animo del mondo.
Fawns Of Love, Part time punks sessions permanent revisited. Il punk secondo i Fawns Of Love è un suono in quattro quarti che fonde elettronica gentile e dream pop musone. Loro dicono New Order e Cocteau Twins, noi diciamo che si balla restando tristi. Quindi ok.
Tante Anna, D3. Il ritorno del duo formato da Alessandro Baronciani e Thomas Koppen è un ep di tre brani post punk la cui irruenza è sottile ma inesorabile, come se si trattasse di un veleno a rilascio graduale: scava nella tua pelle lentamente e ti manda in fiamme le vene, il cuore, l’anima.
Why Bonnie, Voice Box. La descrizione che i texani Why Bonnie fanno della loro musica rasenta lo zeitgeist di questi mesi chiusi a chiave: “Pop da cameretta che si è trasferito sul divano”. Belle canzoni per tempi catastrofici: quello che serve per non lasciarsi afferrare dall’ansia dei giorni che verranno.
T.G. Shand, Golden hour. Dietro a questo progetto dalla Nuova Zelanda c’è Annemarie Duff dei Miniatures, qui dunque in versione solista. Un cantautorato dream pop che ha spigoli morbidi e languori malinconici che in giorni come questi sono un po’ lo standard minimo della quotidianità targata covid.