Questo paese ha bisogno di Alberto Almas. Ha bisogno di uno che racconti tutta la disperazione di vivere in un periodo storico pazzo e senza scampo. “Sai l’avrei voluto almeno un abbraccio, ma questa natura violenta deruba e tormenta e si prende gioco di te, dell’amor te”: è una strofa di una canzone dell’album L’amor te e quando Almas la canta sembra che stia prendendo per il collo il mondo intero. Perché lui è uno dei pochi artisti totali che ci sono in Italia, tipo un Franco Battiato in combutta con i Joy Division: prova a immaginare questo incrocio di eleganza e nichilismo alle prese con un suono sempre più freddo, tagliente, definitivo. Vuoi saperne di più? Sabato 27 aprile Alberto Almas suonerà al Rock’n’Roll di Milano per un evento organizzato da Slimer Records che vede Shoegaze Blog media partner e che coinvolge anche i ragazzi di Dirg, Manocculta, Gozer Visions, EK4T3.
Pensa che triste sarebbe l’amore senza la morte
“L’amor te è la parte più interessante della vita di ognuno. Tutto ha un inizio e una fine e questi sono i momenti più significativi: pensa che triste sarebbe l’amore senza la morte o la morte senza mai aver provato l’amore”, dice Almas. Il suo esistenzialismo è dunque fatto di contrasti in bianco e nero, privo di sfumature e di mezze misure. Un po’ come la musica, darkwave scurissima, dissonante e malinconica: lacrime e coltelli, per farla breve. “Credo che ci sia nella musica italiana un gran desiderio di rivoluzione, c’è molta apertura verso ogni tipo di genere e questo mi fa ben sperare. Sfortunatamente, ad alti livelli siamo ancora incatenati da chi detiene il potere, a uno standard vecchio che ci vogliono spacciare per innovativo. Penso che la meritocrazia non vada proprio d’accordo con l’Italia, ma questo è il gioco e si conosce. Fare la musica che faccio mi ripaga già di tutto, preferisco due persone sotto il palco che condividono veramente i miei sentimenti che un gregge di pecore.”.

Le tracce del disco non hanno titoli, ma solo numeri romani, peraltro non in ordine crescente o decrescente. Una decisione che richiama un po’ la tecnica del cut-up: sembra che Almas voglia narrare una storia liberandosi da qualsiasi tipo di consequenzialità, lasciando a chi ascolta il compito di raccogliere gli indizi e indovinare il finale. “La disposizione è stata in realtà una questione puramente estetica. Avendo già pubblicato i primi tre singoli, e avendo già in mente una scaletta dei brani, dovevo trovare il modo di collocare quelli già editi. Per quanto riguarda i numeri romani sono stati scelti proprio perché non volevo dare un titolo di senso compiuto ai pezzi. Ritengo che L’Amor te sia più un concept da ascoltare nella sua totalità“.
Le mie canzoni sono immagini rubate
Nelle canzoni il protagonista non è Almas: “I miei testi parlano di ciò che osservo nella nostra società, di come ci stanno impoverendo dentro con tutta questa tecnologia. Credo che i brani siano già qualcosa di non-mio nel momento in cui finisco di scriverli. Sono immagini rubate, io sono solo il mezzo che le coglie e le scrive”. Per esempio, in IV Almas si esprime in questi termini (“Lo sai che la felicita’ è uno stato d’imposizione e certo non si troverà tra le cartine geografiche, fra i resti di un atlante. Siamo una, centomila meduse naufragate in riva al mare scortate da un messaggio: è il mio cuore il paese più straziato”) e non c’è una sola parola fuori posto, non c’è un solo concetto dal quale non sgorga un dolore che è ben noto a chi abbia un cuore che batte per ciò che conta davvero e non per l’ordinaria amministrazione. “Viviamo in un grande inganno e le nuove tracce che sto scrivendo parleranno di questo. È un’epoca in cui chi vuol conoscere la verità ha tutti gli strumenti per farlo, scegliere di non comprenderla è ormai solo una propria decisione. Il fatto di ritrovarci oggi senza guide è alla base di una grande disillusione. Per quanto mi riguarda credo ancora che la musica sia sacra, abbiamo un potere enorme nelle nostre mani”.