Questa settimana Shoegaze Blog si occupa di post rock, un genere che gode di un’evidente affinità di suoni e di sensazioni che condivide con dream pop e shoegaze. Le segnalazioni sono soltanto due, ma molto significative. Perché si tratta di due progetti che riescono a raccontare al meglio che cos’è davvero il post rock. Di solito c’è chi ci sente formule, schemi e freddezze: qui ci sono due album che mettono in primo piano tutto ciò di cui avrai bisogno questo lunedì: bellezza, empatia, emotività.
Bolywool, Darkly after, the longest day. Gli svedesi Bolywool non sono una novità dell’ultima ora, dato che il duo formato dai cugini Calle Thoor e Oskar Karlström è in attività dal 1998. Quello che sorprende è la freschezza dei brani, che suonano assolutamente contemporanei pur costruendo melodie e crescendo secondo uno stile consolidato. È il post rock che voglio ascoltare nel 2019 e per tutti gli anni a venire, perché francamente non potrei trovare scudo migliore per affrontare il mondo ostile e senz’anima che incombe lì fuori.
Sol Distorsion, Sol distorsion. Da Osaka, Giappone, Sol Distorsion è un progetto curato dal solo Manuel Trillo. Nelle note di accompagnamento, si legge che Sol Distorsion è “un’ode al Sole onnipotente”. Io in realtà ci sento – a turno – un suono atomico e incontenibile, una versione pocket e totalmente a fuoco dei Godspeed You! Black Emperor, un’esplosione di coriandoli scagliati contro una città indifferente.