Alitalia vuole la tua musica

(foto: Wikipedia)

La compagnia aerea Alitalia, il noto sito d’informazione musicale RockolSiae hanno lanciato recentemente il contest Fai volare la tua musica (qui il regolamento): l’iniziativa  – che scade il 12 dicembre – ha come obiettivo di selezionare musica di artisti iscritti alla Siae da utilizzare a bordo degli aeromobili di Alitalia nelle fasi precedenti al decollo e successive all’atterraggio. Di fatto si tratta di 6 playlist bimestrali che sarà possibile ascoltare su alcuni voli nazionali e internazionali. Ecco che allora Shoegaze Blog fa opera di lobbying indicando le proprie scelte per una musica migliore da ascoltare quando si regola il sedile e si cerca un buco libero in cappelliera dove infilare il trolley.

Prima del decollo

Obree, Breathe. Appena mi siedo, la prima cosa che faccio è guardare le persone attorno a me. Cerco sempre volti rassicuranti di persone giuste, quelle che si addormentano durante le turbolenze, e mi aggrappo alla loro serenità filosofica – tipica di chi ha di meglio da fare che precipitare da un volo di linea – per rinforzare il mio chi va là: sono un mezzo fifone degli aerei, non li temo ma nemmeno mi rallegrano, diciamo che c’è un rispetto che spero sia reciproco. E questo brano degli Obree è perfetto per rilassare i muscoli, distendere i nervi e lasciarsi andare a quella malinconia che percepisci quando la partenza diventa una parentesi temporale tra ciò che eri e ciò che sarai.

Dopo l’atterraggio

Pipe’s Not Dead, Turn on, tune in, drop out. A volte mi capita di festeggiare l’atterraggio come uno scampato pericolo. Di solito quando inizia la manovra – “Cabin crew, ten minutes to landing” – resto rigido, con i muscoli di legno e lo sguardo spalancato di un rospo, completamente fuso con il sedile: divento il bunker di me stesso, insomma, mentre magari accanto a me un tizio russa, una ragazza guarda Orange is the new black e un signore smanetta col telefono finendo per toglierlo dalla modalità aereo. Lo scemo ride, peraltro, ma io conservo il fiato solo per gridare aiuto quando servirà. Poi l’aereo atterra e a poco a poco riprendo colore, ritrovo la voce, riaccendo il cervello. In un momento del genere – una sorta rilassatezza post orgasmo senza l’orgasmo – quando l’aereo si ferma e la vita torna bellissima, serve una musica come quella dei Pipe’s Not Dead: una sorta di mischione di dream pop, post rock e psichedelia che calma i tuoi nervi e raccoglie con cura il tuo cuore, disperso chissà dove durante tutta la durata del viaggio.