Di Lunedì shoegaze ne ho letti tanti. Sono quindi felice di approcciarmi per la prima volta a questo format da scrittrice e non da lettrice. Per l’occasione ho sguinzagliato tre dischi che, nella loro diversità, mi hanno accompagnata nelle ultime settimane: dal nu-gaze spavaldo dei Catch The Breeze, che amano cedere alle suggestioni di un fantomatico post-punk da classifica, passando per due lavori che vivono di un’intimità fulgida e mai banale: Every Moment, everything you need di Deserta e What kind of blue are you? di Winter, che mi hanno proiettata in una dolcissima mestizia autunnale.
Catch The Breeze, Into the wide
I danesi Catch The Breeze, con il nome rubato a una canzone degli Slowdive, potrebbero essere identificati come gli Editors shoegaze e già questo basterebbe a solleticare la curiosità, ma la verità è che hanno realizzato un disco assai succoso che merita di essere ascoltato: in Into the wide troviamo infatti due banger come Embrace e Rise, che in un mondo giusto sarebbero hit radiofoniche di successo, atmosfere dense e dilatate, cadenze marziali spiluccate dal post-punk, mulinelli shoegaze e un invidiabile piglio melodico.
Deserta, Every moment, everything you need
In Every moment, everything you need, il californiano Deserta rimane coerente al suo spleen vellutato e carezzevole – già presente nell’eccelso predecessore – e lo indirizza ancor più verso climax di incontaminata bellezza, dove tutto sembra essere avvolto da un candore adamantino, grazie a canzoni che hanno l’andamento irreale e lisergico del sogno. Un incanto ancestrale guidato da sonorità rarefatte e tessiture diafane. In Every moment, everything you need sono i sintetizzatori a farla da padrone, in un sound design confortante che ondeggia tra shoegaze, post rock, dream pop, elettronica e space rock.
Winter, What kind of blue are you?
Dondolandosi tra i chiarori dorati di dream pop e noise pop, senza disdegnare fuzz shoegaze e accenni brit pop e bedroom pop, Winter – anche lei, come Deserta, di Los Angeles – ci porta nel suo mondo acquerellato, pregno di un fascino mesmerico da scoprire poco a poco, senza fretta. Ascoltando What kind of blue are you? non si può fare a meno di pensare che, quando l’ondata blu inizia a salire e ci si sente sopraffatti e annichiliti, l’unico conforto andrebbe cercato nella bellezza folgorante delle piccole cose belle e dei sentimenti con cui dovremmo curarci l’un l’altro. Anche se spesso ce ne dimentichiamo.