L’ep dei giapponesi Re:Lapse è la tua piccola sorpresa del giorno

Il timbro della cantante e chitarrista Kurage sembra quasi un synth che risuona da una realtà parallela: è una melodia dolce, limpida, con zero increspature, però anche aliena, distante, impalpabile. Ricorda vagamente la voce laser di Rachel Goswell in Machine gun: una lama gelida che taglia in due la canzone infondendo, al tempo stesso, uno strano e indecifrabile calore. Nel dream pop a tinte tenui dei giapponesi Re:Lapse ciò che si sente è proprio una sensazione di diversità, come se questi ragazzi appartenessero a un’epoca già passata o ancora nascosta negli anni a venire: queste canzoni potrebbero essere del 1991 o del 2032. L’iniziale f è una riproposizione al ralenti del melò gaze degli Slowdive – altezza Just for a day – però la band appare proiettata altrove: c’è freschezza, c’è consapevolezza. Smile prende certe armonizzazioni sbilenche dei My Bloody Valentine e le trasforma in un pop notturno e metropolitano, che avvolge anziché devastare. Un ep apparentemente semplice, senza troppe pretese, ma con un pizzico di magia imprevista e imprevedibile. Uno di quei lavori che ti conquistano con lentezza.