Martedì dream pop. Sottrarre anziché aggiungere

Japanese Heart Software

Per la carrellata dream pop di questa settimana, Shoegaze Blog garantisce che gli artisti selezionati meritano di essere ascoltati perché rivelano – ognuno a modo proprio – il loro amore per una musica che tuttora è viva e vibrante. E in qualche caso è pure in grado di sorprendere davvero facendo la mossa giusta: sottrarre anziché aggiungere, per arrivare a un minimalismo sonoro che permetta a queste canzoni di arrivare senza filtri, senza trucchi, senza sconti.

Japanese Heart Software, Lonely hearts. Già il fatto stesso di aver scelto come nome d’arte il titolo di una delle canzoni più belle dei Pia Frausquesta – meriterebbe un intero post fatto solo di emoji dalle faccette innamorate. Se a questo aggiungiamo una musicalità ovattata tutta crepuscoli e solitudini – hai presente quando ti giri intorno cercando volti amici e trovi soltanto facce perse e parole disperse? – allora potremmo aver trovato la nostra nuova artista-batticuore preferita. L’australiana Japanese Heart Software è una fuoriclasse del dream pop.

Juliper Sky, Heaven. Primo bel singolo per i britannici Juliper Sky, una band già adesso molto interessante. Hanno l’epica psichedelica dei primi Verve – come giustamente sottolineato da Indie For Bunnies – e un suono pressocché inattaccabile. Volendo dirla tutta, è un brano che pone il gruppo nell’esatta via di mezzo tra potenza shoegaze e spinta brit pop: l’equilibrio è totale, ma è necessario ascoltare altri brani per saperne parlare meglio e per capire dove vogliono andare a parare. Bene così, comunque.

Lorelei, I am a road. A proposito di citazioni importanti, il nome di questa band non c’è bisogno di dire a quale canzone fa riferimento, giusto? I suoni di I am a road portano i Lorelei nella stessa costellazione dove brillano le magie dei Cocteau Twins, ma il duo australiano ha una morbidezza sonora capace di unire riverberi polari e calore cantautorale. Un brano bello, un progetto da tenere d’occhio.

Asimov, Furtivo. Anche stavolta non c’è bisogno di dire dove va a parare il nome della band. Gli Asimov provengono dal Guatemala e Furtivo è il loro primo singolo: è un bignami dream pop che rispetta ogni virgola del genere. È un approccio più rispettoso che derivativo e la canzone è gradevole, anche se forse un po’ acerba nella costruzione e nella vocalità.

The Ocean Blue, Kings and Queens / Knaves and Thieves. È sempre bello riascoltare una band che ha contribuito a costruire questo suono universale di chitarre infinite e di riverberi assoluti direttamente dal giorno zero o giù di lì. E Paraguay my love è uno dei pezzi più belli degli ultimi mesi, nonché una lezione di stile per tutti quelli che sono venuti dopo e che ancora non sono riusciti a capire come mai, ancora oggi, parliamo di dream pop.