Post rock: mai mi sono stancato di ascoltare questa musica e mai lo farò. Pur con qualche difficoltà – di fatto è un genere che non ha ancora conosciuto una vera e propria rinascita artistica – il post rock resta la colonna sonora migliore per tutte quelle volte in cui tutto ciò che serve è un’epica che ha bisogno di poche parole e molte emozioni. Shoegaze Blog ti mostra alcuni esempi di post rock: tradizionale o ibrido che sia, qui troverai il suono che fa al caso tuo.
Platonick Dive, Estuary. Una traccia figlia delle sessioni di registrazioni dell’album Social habits, uscito nell’aprile del 2018, e dotata però di una compiutezza sonora che sarebbe stato un peccato non valorizzare in qualche modo. Estuary è tutt’altro che uno scarto: i Platonik Dive qui ribadiscono la loro predilezione per un suono che tocca vari ambiti (il post rock, l’elettronica, il dream pop) per trovare una sintesi efficace tra Mogwai, M83 e Port-Royal.
Lai Delle Nubi, Voci per un neon. Vengono da Roma i Lai Delle Nubi e il 21 gennaio pubblicheranno l’album Tuēri. Voci per un neon è un brano che è perfettamente inserito nel contesto del post rock più codificato e per certi versi prevedibile: l’arrangiamento cresce, si espande, si dilata e poi si contrae. C’è un po’ di mestiere, insomma, ma anche passione e un suono a tratti portentoso.
Astro, Astro. Da Reggio Emilia arriva una band che è composta da Mirko Venturelli (Giardini di Mirò), Fabio Debbi, Lorenzo Lanzi (ex Giardini di Mirò) e Leonardo Canovi (Sundance Capoeira). Dato il curriculum, il risultato è facilmente intuibile. Post rock, dunque, ma fatto in modo diverso. È quasi un blues senza parole e con un’emotività dosata come Dio comanda. Verrebbe voglia di ascoltarlo indifferentemente ad alto o a basso volume: questo ep saprebbe comunque incantare a prescindere dal contesto.
Wilderness, All the roads you see. Si chiamano come il mio disco preferito degli Explosions In The Sky e già questo è un punto in più. Poi c’è la musica ed effettivamente si sente che il gruppo è valido: All the roads you see è un brano che nasce indie rock, si finge shoegaze e lascia filtrare nostalgie post rock. Niente male davvero.
Last Eon, Before I close my eyes. Forse la proposta più bizzarra tra tutte quelle presentate qui. Si tratta di un cantautorato post rock piuttosto interessante: la canzone che dà il titolo alla raccolta ha una coda strumentale bellissima che sembra di sentire i Godspeed You! Black Emperor.