Dato che ultimamente si sta parlando molto di italogaze, anche grazie alla compilation Chiaroscuro pubblicata qualche settimana fa, ecco che allora è importante fare un ulteriore focus segnalando quattro album usciti nei giorni scorsi che rappresentano al meglio alcuni dei nomi più significativi della scena. Prendi nota, premi play, condividi, supporta: la strada è lunga e serve l’aiuto di tutti.
Human Colonies, Midnight screamer. Il disco precedente, Big domino vortex, aveva tutto per essere un super album di massimalismo shoegaze: riverberi, distorsioni, melodie storte, piena padronanza della materia. Con questo nuovo album, gli Human Colonies si allontanano un po’ da quell’ambito e virano verso un indie rock tosto e forse più vicino a Pavement e Dinosaur Jr. Resta il fatto che anche qui ci sono ottime canzoni.
Stella Diana, 57. La lezione di stile arriva subito col primo brano, Lurine Rae. Vuoti che esaltano i pieni, un’alternanza costante e insistita che precede l’esplosione finale di un brano che apre come meglio non avrebbe potuto l’ennesimo ottimo album degli Stella Diana.
In Her Eye, Change. Dopo un’assenza discografica lunga quattro anni (intervallata da cover e singoli sparsi) la band milanese torna con un album il cui titolo è tutto un programma. Perché gli In Her Eye sono davvero cambiati: oggi suonano shoegaze con una consapevolezza melodica e una maturità tecnica notevole, tra Motorpsycho e Drop Nineteens. Bravi.
Klam, NON-. I più inquieti, ossessivi, contundenti e drammatici sono loro. Tra shoegaze e post punk, i Klam sono una delle band più intransigenti della scena. Oh! China Girl! è uno dei pezzi migliori degli ultimi tempi, un gioiellino pop alla Xiu Xiu che si nasconde tra mille rumori. Chiudi allora gli occhi e fatti raccontare dai Klam le loro favole nere e fluorescenti al tempo stesso.