Lo so: a San Silvestro la faccenda è complicata. La musica da ascoltare è quasi sempre brutta e, puntualmente, dalla tv spuntano popstar imbacuccate che cantano in playback canzoni per tutte le età (quelle sbagliate, però). Meno male che c’è il tuo amichevole Shoegaze Blog di quartiere, che ti suggerisce quattro canzoni da mettere in playlist giusto in tempo per far partire un trenino shoegaze. E ora fai finta di ballare. (Buon anno).
Cigarettes For Breakfast, Melting
Gli statunitensi Cigarettes For Breakfast stanno vivendo uno di quei periodi in cui ogni canzone è un centro pieno. Dopo un’annata caratterizzata dal portentoso suono gaze dell’album Slow motion, la band è tornata qualche settimana fa con un singolo acustico, Swallowed alive (presente nella playlist Shoegaze 2025), una sorta di via di mezzo tra Nothing e Grouper. Ora, allo scadere del 2025, batte un altro colpo con Melting. È un brano dalle dinamiche aperte, con chitarre che prima diventano quasi trasparenti, oscillando come se respirassero, e poi tirano fuori distorsioni taglienti e armonie malinconiche. È un gruppo che sa quando togliere peso e quando tornare a premere sull’acceleratore emotivo. Se questo è il livello di transizione che sono in grado di gestire, viene voglia di sapere fin dove possono spingersi.
Found Space, Treasures
Quello del duo statunitense è un suono freddissimo, un po’ nordeuropeo in stile Trentemøller, oppure twinpeaksiano e sentimentale alla maniera dei Chromatics: post punk declinato wave, vocalità sfumate, empatia garantita. È un tipo di produzione ormai cristallizzata che tende a seguire un modus operandi diventato standard. Ma i brani giusti di solito non hanno bisogno di reinventarsi per fare quello che ci si aspetta da loro. E Treasures ci porta esattamente dove vogliamo andare: in un luogo cupo, ma stranamente confortevole. Proprio come certe canzoni ascoltate a volume basso di notte.
Grigio Scarlatto, On the verge
Il nuovo singolo dei Grigio Scarlatto parte da una riflessione sulla noia, vista come una condizione umana da outsider: più out che sider, più distanza che appartenenza. «La noia è un coltello. Ci annoiano molte cose, come la facilità di scrivere musica, il credere nel successo, il tentare di esser parte di un “qualcosa”, il vedere gli altri farne parte», dice la band. In questa loro presa di posizione, in cui la musica diventa un altrove tutto da scoprire, On the verge mostra un suono che non è noioso: un pop sovradimensionato dal riverbero e dal groove, una specie di incrocio tra un certo movimentismo ritmico di M83 e una cantabilità che è prima sospiro, poi grido di battaglia.
Leverpuller, Yr year
Lo statunitense Leverpuller definisce questa traccia come “hopecore” e non capisco se è uno scherzo o se la faccenda è seria. In un’epoca in cui ogni giorno la gente trova un modo nuovo per definire una cosa vecchia, mi sento come se dovessi continuamente imparare tutto da zero. Per fortuna Yr year, contenuta nell’ep Endless toilet 1, ha tutta la familiarità che cerco: un folk casalingo e a bassa fedeltà, con un’attitudine dreamy che ricorda i Ruby Haunt e con un senso di strana e rigenerante rilassatezza che attraversa il brano dall’inizio alla fine. Una canzone di sopravvivenza emotiva che aiuta a rimettere insieme i pensieri e ripartire.
