Qualche tramonto fa, fronte mare, con uno Spritz Cynar sudato in mano e il pensiero di dover vedere in serata l’ennesimo buffo e avventuroso film di Wes Anderson, più per una collezione mentale che per piacere, mi ritrovai con la mia migliore amica Sara a osservare dei giovanissimi tuffarsi da un molo in acqua con grande energia e letizia. Lo stesso molo dove è salpata proprio in questi giorni la barca a vela Madleen della Freedom Flotilla Coalition in viaggio da Catania verso Gaza con a bordo l’attivista svedese Greta Thunberg insieme ad altri.
La scuola è praticamente finita e Sara mi sospira con voce un mesto pensiero: «Non abbiamo più incoscienza…». Come in apnea cercai di nuotare negli album dei ricordi mentali per elencare tutte le mie strane incoscienze da giovanissima… E sono state tante. La vita futura da adulta/vecchia sarà per me la perdita non di coscienza, ma di incoscienza. Sono stata e sono coraggiosa, ma solo per i miei stupidi piaceri personali: a parte qualche corteo e okkupazione non ho purtroppo mai fatto parte di un attivismo per il bene comune. Se fossi gatta sarei già morta perché le vite in dotazione alla nascita le ho già terminate. Ho rischiato stupidamente la vita e tutto accadde in estate. Di seguito qualche aneddoto.
Mi schiantai letteralmente su un muro con la Legnano senza freni di mio padre, perché desideravo l’avventura recandomi di nascosto con le amiche al mare durante un’alba di fine estate.
Acquistai il mio primo amplificatore e lo andai a prendere sola a due ore di treno nella casa sperduta in una campagna buia dello sconosciuto inserzionista che avrebbe potuto rivelarsi un folle.
Ho subito un furto a Zanzibar con aggressione da parte di un ladro vestito da Masai munito di machete, perché volevo vivere intimità in una spiaggia deserta tra la bassa e l’alta marea tipica di quei luoghi.
Fui colta di sorpresa da una bomba d’acqua con fulmini e vento durante un viaggio in moto, lungo un percorso buio tra le montagne bulgare a strapiombo sul niente e frequentate solo da tir in corsa, perché le strade secondarie sono più emozionanti e panoramiche.
In Transilvania, sempre durante un viaggio in moto con gli amici, sono stata inseguita da alcuni cani mannari per raggiungere la fortezza di Vlad Tepes (Dracula) perché il famoso Castello turistico è un invenzione e invece la fortezza diroccata tra i monti è il vero luogo vissuto dal sanguinario.
Sono solo alcune incoscienze che fanno parte di momenti avventurosi. Altre non le voglio neppure pensare. In estate creiamo avventura e possiamo essere tutti più coraggiosi verso un obiettivo. L’incoscienza può essere sciocca, ma è fatta di occasioni imprevedibili e di desideri impossibili da frenare. Greta su quel molo ha comunicato tra l’altro un messaggio di grande coscienza: «Non importa quanto questa missione sia pericolosa: non lo sarà mai quanto il silenzio del mondo intero di fronte al genocidio…».
La musica di questa settimana vi accompagnerà verso il buon spirito generazionale per conservare ricordi della verde età combattente, speranzosa e cosciente del bene e del male.
Slow Salvation, Gemini
Una delle principali band dream pop del momento sono gli Slow Salvation. Travis Trevisan e Christina Hernandez presentano il secondo album Gemini, forgiato da Mark Gardener dei Ride. Già in questi mesi siamo stati estasiati da alcuni singoli. Gemini è una diretta e beata emanazione di luce dantesca. La voce di Christina domina dall’alto dei cieli divini e le nostre orecchie estasiate affogano nelle pozzanghere di chitarre in tremolo, su note mescolate nel flanger, preghiere e riverberi. Sul raggio luminoso e magnetico degli Slowdive e sotto lo stesse stelle notturne dei Bubble Tea And Cigarettes.
Pale Blue Dot, (h)earth(h)
Gli emiliani Pale Blue Dot hanno appena pubblicato (h)earth(h) che ha già un bel gioco semantico come titolo. Si muovono in onde sonore del noise rock etero che è lo shoegaze puro delle origini da noi amato, a partire dai Ride, su melodie jangle e distorsioni dilatate dai riverberi. Il loro nome è preso dalla definizione data all’immagine della Terra scattata nel 1990 dall’astronomo Carl Sagan da sei miliardi di chilometri di distanza. Difatti l’album è un ottimo space-rock senza tempo che ci riporta felicemente al passato. Include il singolo For the Beauty of Miranda, omaggio al film bellissimo film cult di Peter Weir del ’75 Picnic ad Hanging Rock e in questo film, miei cari schoegazer, c’è tanto piacere visivo dream e alcune protagoniste, affascinate dal piacere dell’avventura, durante una gita non fanno più ritorno, svaniscono forse in un’altra dimensione, come le note di quest’album.
etti/etta, Of two minds
Quando esce un album del duo italo-canadese etti/etta, da queste parti è come se si accendesse un radar emozionale: eccoci qui, dove ci state portando stavolta? È l’enigma di una musica che agisce in una zona intermedia, dove non ci sono linee nette ma solo sfumature, non esistono confini ma soltanto suggestioni. Blackstone si apre con il suo incedere austero, quasi spettrale: «Don’t you know? We’re in it, together». La title track fa ancora di più: pare di ascoltare una sonorizzazione di un sogno lynchiano – aggettivo ormai abusato, ma qui inevitabile – con note che si distendono fino a rendere l’aria intorno rarefatta, misteriosa e un po’ magica. E a proposito di magia, Magic show ha quel suono di shoegaze futuribile che mescola introversione ed esuberanza: gli opposti si attraggono nelle composizioni degli etti/etta. Se nel 2018 Old friends è stato disco dell’anno per Shoegaze Blog e nel 2020 It’s Hallowe’en era tra le prime dieci posizioni, è chiaro già ora che il prossimo dicembre torneremo a parlare di questo Of two minds. L’album è disponibile esclusivamente su Bandcamp. (Manfredi Lamartina)
