Credo e temo che l’onda anomala del brit pop abbia travolto i Ride, la loro essenza. Hanno imparato a nuotare insieme nelle perdute onde azzurre dell’album Nowhere nell’anno di apertura dell’ultimo decennio del secolo, il 1990. Dominatori di uno shoegaze personalissimo e di grande ispirazione per tantissime band successive, grazie a un sound libero e corale, compenetrante, sciame di sintonie tra due menti, voci e chitarre brillanti, quella dei principali membri, Mark Gardener ed Andy Bell. Nel 1992 hanno continuato il piacevole gioco e si sono sporcati la faccia con suoni diversi in Going blank again. Successivamente cosa è accaduto? Chi li ama lo sa già, conosce la storia, la mia è solo retorica e anche tanta paura oggi di scriverla, questa verità.
Sono anche ottimi musicisti cazzo
Nel 1994 pubblicano Carnival of light, non è uno scherzo, il cupo sentimento introverso diventa voglia di luce. Il loro sound subisce infiltrazioni perché sull’isola britannica la marea si alza con Oasis e Blur che cavalcano l’onda più anomala dei ’90, ovvero la moda brit pop che non è per bravi ragazzi, almeno così pare. Il rumore poetico dello shoegaze non basta, i Ride vogliono incantare quel pubblico perché loro sono bravi ragazzi di Oxford certo, ma sono anche ottimi musicisti cazzo e meritano la luce, una luce abbagliante proveniente dal faro del successo. La stessa di quei baggy che a Manchester fanno la faccia cattiva, ma con un timbro vocale persuasivo.
La band è già divisa
La band è già divisa, si sente dai brani dissociati che parlano da soli e nel 1996 l’album Tarantula diventa sigillo su un baule di monete d’oro. Una storia bellissima, ma annegata e affondata. Andy molla la chitarra e si esercita tra i boschi svedesi con un tranquillo basso sulle hit degli Oasis. È bello sognare ed è bello navigare in acque altrui. Così viene notato da Liam Gallagher, uomo di grande fiuto per gli ottimi affari ed entra nel ’99 come bassista dei tanto anelati Oasis, anche se verrà pagato come un musicista da pub mancuniano. Andy però conosce il proprio genio, si libera tra le liti, che ormai conosciamo, dei fratelli Gallagher, sa che nella sua mente ci sono tante cose da dire. Mark Gardener è un grande, il marinaio dagli occhi sinceri con idee da dimostrare. Da soli continuano a navigare, a creare quell’ondivaga soluzione che segue la rotta del cuore. I Ride si arenano trasportati dalla corrente ancora insieme e nel 2014, tornano spiaggiati attorno al falò shoegazer. Così nel 2017 incidono per noi fan un diario di bordo, Weather diaries.
Quel fenomeno dello shoe gazing
Quest’anno Interplay è arrivato per noi come pura gioia, perché dentro il power pop sventolato c’è tanta energia da diffondere senza confini. Oggi credo e temo che la nave dei pirati sia però all’orizzonte. Sento che i nostri naufraghi non sono ancora del tutto salvi da quella luce intermittente che è l’economia globale. Lo scorso 9 aprile 2024 Liam Gallagher aveva scritto su X che quel «fenomeno dello shoe gazing di Andy Bell dei Ride» – testuale – non avrebbe dovuto alimentare false speranze in merito alla reunion degli Oasis. Oggi sappiamo com’è andata a finire, dunque non sorprende che Bell potrebbe far parte della band durante il tour di reunion del 2025. E Mark? Ieri sera 9 settembre 2024 ha pubblicato su Instagram un post ambiguo: «Suona sempre come se questo fosse il tuo ultimo concerto, perché un giorno lo sarà».
Cari Ride, noi vi monitoriamo e vi auguriamo di tenere la rotta della gioia, in ogni caso.
