Majesty Crush, “Love 15”. Nessun diamante brilla al buio.

Oggi ho voglia di parlare di diamanti sprecati, perché al buio nessun diamante brilla. Credo che la visibilità di un gruppo o genere sia dovuta alla serendipità, cioè alla concentrazione di fortuna e attrazione nel tempo e nello spazio, perlomeno questo fu ciò che accadde nella metà degli anni 90 in America, quando il genere shoegaze si prendeva a spallate con il grunge e l’attenzione della stampa fu molto più orientata alla fetta musicale di Seattle. Cosa fa più rumore? Le major americane rovistavano nelle cantine e nei garage alla ricerca di altre band per la successione dello smells dei Nirvana seguendone appunto la scia, mentre nel Regno Unito la stampa era molto più dedita all’ondata alternativa o alla produzione di orgoglio autoctono su terreno brit.

Il rumore di Detroit

Detroit è una città americana rumorosa e riempita in poco tempo da industria e da etnie differenti. Questo grande boom culturale ha sepolto diversi diamanti al buio in quanto fu difficile, per gli addetti ai lavori, gestire la propagazione di ciò che oggi definiamo indie. In questa America assieme ad altri piccoli brillanti (Naming Mary, Viola Peacock, Veronica Lake, Spectacle) sono nati gli shoegazer Majesty Crush, con Hobey Echlin (basso), Michael Segal (chitarra) e Odell Nails (batteria) e soprattutto David Stroughter (voce).

Mi soffermo su David, detto Dave (noto anche per i PS I Love You), che nel 2017 fu ucciso per mano della polizia di Los Angels durante un suo momento di crisi avuta in strada. Indovinate un po’? David era afroamericano e non aveva commesso reato, solo che in certi quartieri e Stati non puoi permetterti di lamentare un disagio psicologico, soprattutto se non hai i colori giusti della pelle. Chi dovrebbe aiutarti e difenderti è più probabile che scelga di farti fuori.

Semplice e spaziale

Una testimonianza che ho trovato pubblicata sulla community More than a hashtag LA a sostegno dei Black Lives Matter, riporta le parole di Hobey, l’amico bassista di Dave, che scrisse di lui delle verità intense: «La nostra musica era semplice e spaziale, ma i testi e il canto di Dave erano profondi e oscuri. Era Marvin Gaye che cantava Syd Barrett, pieno di desiderio, lussuria ed autoironia. Quello di Dave era un mistero innocente, assolutamente ispirato, malinconicamente effimero, perfettamente viscerale, completamente formato. Lui era la nostra scintilla creativa, il nostro dono del fuoco». E io mi trovo perfettamente commossa, shoegazer e d’accordo su quanto detto.

Fu la Dali Records, un ramo della Elektra, a voler pubblicare nel 1993 il loro unico album in studio, il meraviglioso Love 15. Per festeggiarne i 30 anni uscirà presto una versione fisica deluxe, ma trovate giù sul web le tracce intere. I M.C. si distinguono per i testi un po’ atipici, addirittura c’è un pezzo per la nostra nazional pornostar Cicciolina, con la voce di Dave che si rivolge tesa, sensuale e con un mood estasiante. Per la critica erano proprio shoegazer, una musica subacquea che toglie il fiato. Io li trovo non proprio paragonabili e questo è un bene, ma se vogliamo osare linee guida i M.C. hanno la grinta dei Ride, la voglia ingenua degli Stone Roses, le ombre dei Joy Division e l’impronta generazionale come i Swervedriver o Chapterhouse e The Verve.

Il tempo del grunge

Il 1993 era piena esplosione grunge, non c’era posto per tanto altro se non conforme ai moti ondosi del mercato. L’etichetta fallì prima dell’uscita del lavoro, nel ‘94 i M.C. tentarono di adeguarsi allo spirito del tempo con un EP autoprodotto più aggressivo, ma si sciolsero nel 1995 continuando con progetti paralleli. Ora sono a casa, nel mio loft interrato, ho in mano e sul piatto il vinile Tender prey di Nick Cave. Leggo sul retro la didascalia della dedica: «Questo album è dedicato a Ferdinand Ramos, meglio conosciuto come “PIXOTE”. In ricordo della sua brillante performance nel film con lo stesso nome (Pixote – La legge del più debole). Ucciso dalla polizia di San Paolo nel novembre 1989 all’età di 19 anni». È certamente un caso, scrivo di un bravo ragazzo musicista ucciso e trovo la dedica a un altro ragazzo attore ucciso allo stesso nodo, anche se in realtà ebbe problemi con la giustizia e fu interprete di se stesso. Gli shoegazer fanno parte di quei musicisti senza tempo, tendono a mantenere un basso profilo, magari rivolto solo ad altri simili, suonano e le onde sonore non convenzionali vengono rilasciate con la possibilità che arrivino da qualche parte. Partono per il niente e potrebbero diventare il tutto, anche solo per alcuni, forse solo per me in questo loft interrato.