Diciamoci la verità. La gente è convinta che lo shoegaze e il dream pop siano le colonne sonore di chi si masturba piangendo. Definizione che racconta bene una certa idea prevalente, perlomeno se il termine di paragone in fatto di sensualità è una puntata di Temptation Island. Ma: 1) la sensualità non è una sorta di Game of Tronista per tamarri agghindati da re; 2) lo shoegaze spesso sfiora la trascendenza però sa essere carnale e dritto al punto. E dunque, per sfatare una narrazione che vuole il mondo dream pop popolato di gente priva di qualsiasi umana tentazione, Shoegaze Blog propone una playlist Spotify di dieci canzoni sexy shoegaze per fare un figurone quando è il momento di non sbagliare. Che poi shoegaze non è neanche il termine giusto da usare: questa selezione è desiderio che diventa rumore, è rumore che sprigiona sesso, è il catalogo di Porn Hub in versione musicale. È soprattutto una playlist che mescola classici e brani meno noti: fidati che funziona.
The Jesus and Mary Chain, Just like honey. Per molti – per tutti – è una sorta di epico e sfrontato inno al cunnilingus. L’intro di batteria è come un preliminare che parte dai punti giusti e il giro di chitarra è un invito che non prevede un rifiuto. Da trentacinque anni questo pezzo è lo starting point obbligatorio di infinite notti vissute senza freni.
Tamaryn, Heavenly bodies. Una canzone che è un piccolo caos di rumori aguzzi e armonie sfalsate: praticamente un suono sexy, malinconico e irrisolto. Un po’ come il sesso lento e totale con una persona per te importantissima che da domani non vedrai mai più.
Pale Saints, Kinky love. Tempo fa un mio amico mi ha raccontato che negli anni Novanta c’era questo classico di Nancy Sinatra a fare da colonna sonora ai video dei numeri erotici trasmessi in una tv privata. Ecco, la versione rallentata e fuori dal tempo realizzata dai Pale Saints suggerisce una sensualità di quel tipo: una sorta di threesome senza eccessi, dai colori pastello, in formato 4:3.
Lsd And The Search For God, Backwards. Mai fatto uso di droghe in vita mia, ma penso che questo brano abbia il potere di alterare lo stato di coscienza quel tanto che basta per trasformare una serata di sesso senza slancio in una nottata che finisce a mezzogiorno.
The Stargazer Lilies, Love to hate. Semmai qualcuno si chiedesse che cos’è un orgasmo shoegaze, gli risponderei di ascoltare uno qualsiasi dei brani degli Stargazer Lilies. E poi di prendere appunti.
The Veldt, Heather. I Veldt con Heather tirano fuori un brano in cui mi piace pensare che l’amore venga raccontato come l’ultimo appiglio al quale aggrapparsi mentre intorno il mondo si disintegra nell’astio, nell’odio o anche solo – si fa per dire – nell’indifferenza. Un capolavoro di psichedelia sexy, bruciante, contemporanea.
Candy Claws, Fell in love (at the water). Non so se i folletti dei boschi abbiano una vita sessuale particolarmente attiva, ma questo brano di dream pop bucolico e fiabesco mi sembra perfetto perfetto come colonna sonora per un incontro a luci rosse rigorosamente vietato agli umani.
Be Forest, Gemini. Mentre i Be Forest creano l’atmosfera giusta con un post punk tarato per le ore piccole e i desideri accesi, io e te diventiamo geometrie variabili in uno spazio immobile. Il buio è complice, cancella il resto della città e scompagina i piani prestabiliti. Il respiro diventa un invito esplicito. Il resto viene da sé.
A.R. Kane, Sado-masochism is a must. Sicuramente tra i più espliciti in ambito dream pop quando si tratta di raccontare il sesso, gli A.R. Kane con questo brano cantano di sadomasochismo come se fosse una danza lieve e ben coordinata, in cui tutto è sotto controllo anche quando niente è sotto controllo.
Ringo Deathstarr, Two girls. D’accordo: il punk degli introversi, i sospironi in cameretta, quella sua maglietta fina degli Slowdive. Essere shoegazer è tutto questo, lo sappiamo. Però adesso divertiamoci.