Mentre nel mondo al contrario si critica chi si oppone in maniera pacifica alla carestia anziché chi la usa come arma di guerra, proviamo a dare un piccolo segnale. Lo shoegaze è il punk della gente introversa: anche se magari non parla direttamente di cose politiche, porta comunque avanti un sentimento forte di empatia e dunque chi fa questa musica non può che schierarsi dalla parte giusta quando ci sono delle cose sbagliate. Domani, sabato 27 settembre 2025 si terrà all’Arci Bellezza di Milano ShoeGaza, serata benefica a sostegno di Gaza: tolte le spese vive, i proventi dei biglietti – ormai esauriti – andranno a Medici Senza Frontiere. Tra le band che hanno aderito ci sono i Cosmetic, tornati pochi mesi fa con un album, Normale, che tanto normale non è: ottavo disco in carriera, una storia solida di coerenza artistica, ritornelli potenti e distorsioni a grana grossa. Noise made of songs, come dicono loro. Non potevano non esserci. E infatti hanno fatto di tutto per esserci.
«Questi brani rappresentano una riflessione su noi stessi – racconta il cantante e chitarrista Bart – l’essere anormali può essere una cosa positiva, che ci contraddistingue, ma anche qualcosa di negativo, perché le persone normali non comprendono i tuoi codici». Ma c’è anche un secondo livello di lettura: per scoprirlo bisogna dare un’occhiata all’edizione fisica di Normale. «Per noi è normale svegliarci, andare a lavorare, tornare a casa e ritrovarla ancora in piedi – prosegue – mentre in altre parti del mondo questa è un lusso. Ecco perché abbiamo messo la bandiera della Palestina nel centrino del nostro vinile». Sull’altro lato c’è un’illustrazione: «È Genny Marsili, una donna diventata simbolo partigiano perché scagliò una ciabatta in faccia a un nazista con un mitra, riuscendo a salvare il figlio che era nascosto. Lei morì nella strage di Sant’Anna di Stazzema. È una figura potente».


Pur di partecipare a ShoeGaza, i Cosmetic hanno spostato un concerto che avevano già fissato. «Da tempo – dice Bart – stavamo pensando di fare qualcosa, ma non avevamo trovato la quadra. Quindi per noi è stata un’occasione da non perdere. Il punto, secondo me, è che si cambia la realtà con le cose che si fanno. Ok condividere le storie, va bene parlare, però poi è importante esserci. È quello che ci sentiamo di voler fare. Sono le scelte che fai ad avere un impatto». Vediamoci nella rinnovata Palestra Visconti: iniziamo da qui, restando insieme.
